La consigliera Franceschini sulla scelta del cognome materno

“A seguito della condanna rivolta all’Italia dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo il 7 gennaio 2014, per aver negato ad una coppia di coniugi la possibilità di attribuire alla figlia il cognome materno anziché quello del padre, il Consiglio dei Ministri, in data 10 gennaio, ha dato il via libera ad un disegno di legge in quattro articoli che modifica l’articolo 143-bis del Codice Civile”. La consigliera  con delega alle Pari Opportunità (RCI – Sinistra Beni Comuni), Pamela Franceschini interviene sulla possibile scelta del cognome materno per i figli.

“Le disposizioni che si applicheranno alle dichiarazioni di nascita successive all’entrata in vigore della legge – prosegue la Franceschini – prevedono che il figlio assuma il cognome del padre ovvero, in caso di accordo tra i genitori risultante dalla dichiarazione di nascita, quello della madre o di entrambi i genitori. La nota del Consiglio dei Ministri sottolinea poi che nel dare piena attuazione alla sentenza della Corte Europea inerente al cognome materno, tuttavia il Consiglio dei Ministri ha rilevato che la complessa materia presenta ulteriori profili che, oltre ad essere ovviamente aperti al dibattito parlamentare, saranno in sede governativa approfonditi da un gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio, con la partecipazione dei rappresentanti dell’Interno, degli Affari Esteri, della Giustizia e delle Pari Opportunità. L’entusiasmo per la repentina risposta del Governo italiano alla Corte di Strasburgo e le affermazioni del Presidente Letta, si attenua se ci si sofferma sul passaggio “…in caso di accordo tra i genitori…” e quindi mi pongo una domanda: ci siamo avviati davvero verso l’affermazione di un principio di civiltà e di parità o ci troviamo di fronte all’ennesimo “aggiustamento all’italiana?”.