Parrocchie

La comunità di Vazia fa memoria dei suoi defunti

Come è consuetudine, a Vazia la comunità parrocchiale ha vissuto la commemorazione dei fedeli defunti con la celebrazione liturgica svolta al camposanto che raccoglie le tombe di tutta la zona pedemontana

Ricordare è sempre qualcosa di importante. La memoria è il “luogo” dove sono “collocate” le cose che possiamo evocare attraverso il ricordo, un atto che richiede – secondo Henri Bergson – un meccanismo, complesso come il mondo, che permette allo spirito di interfacciarsi, qui e ora, con il mondo stesso.

Uno dei primi gesti riconosciuti come umani e umanizzanti è proprio il ricordare i defunti. Per i cristiani poi andare al cimitero significa anche e soprattutto fare un atto di fede. Un grande atto perché va a toccare il cuore stesso della fede: noi crediamo che, grazie alla morte e risurrezione di Gesù, anche noi, dopo la morte risorgeremo.

L’avvento dell’era nuova ha trovato ragione dell’esistenza non più nella necessità delle città dei Morti, le necropoli, ma nei koimetèira: il luogo – il cimitero – dove i fedeli defunti dormono nell’attesa della parusìa, il ritorno di Cristo che instaurerà nuovi cieli e nuova terra.

Come è consuetudine, a Vazia la comunità parrocchiale ha vissuto la commemorazione dei fedeli defunti con la celebrazione liturgica svolta al camposanto che raccoglie le tombe di tutta la zona pedemontana. La celebrazione eucaristica del 2 novembre è stata presieduta, anche quest’anno, dal vescovo Domenico.

Dopo la preghiera di rito per la benedizione delle tombe don Domenico si è recato per un momento di raccoglimento presso il luogo dove riposa padre Urbano Faraglia, frate francescano originario di Lisciano, che era stato suo confessore nei primi anni di sacerdozio.

Dopo aver salutato i parrocchiani, il presule ha lasciato la frazione reatina. La giornata per la comunità parrocchiale si è conclusa con la preghiera del Vespro nella chiesa della Assunta a Vazia.