La colonizzazione del gender va contrastata

Massimo Gandolfini, neurochirurgo e vicepresidente nazionale di “Scienza & Vita”: “Bisogna agire su tre livelli: culturale, informativo e di ‘militanza’, attraverso eventi pubblici, per dimostrare da che parte sta davvero l’opinione pubblica”. A partire dalle scuole, dove “si sta facendo passare l’indifferentismo sessuale, sostenendo che l’alunno debba essere educato a scegliere fra più proposte davanti a sé”.

“La teoria del gender è assolutamente fantasiosa e inaccettabile: non ha nessun riferimento scientifico”. Parola di Massimo Gandolfini, neurochirurgo e vicepresidente nazionale di “Scienza & Vita”, che all’indomani della prolusione del cardinale Bagnasco spiega come nasce questa colonizzazione anzitutto culturale, “ammantata di nobili sentimenti come la non discriminazione, la parità tra i generi, la lotta al bullismo”. Pret-à-porter per “individui fluidi”: obiettivo, la “destrutturazione dell’umano” e la distruzione della famiglia, unico baluardo al “transumano”. Per rispondere all’offensiva già in atto nelle scuole, secondo l’esperto bisogna agire su tre livelli: culturale, informativo e di “militanza”, per “dimostrare da che parte sta veramente l’opinione pubblica”.

Professore, il gender, come afferma il presidente della Cei, è una questione di “cultura”?
“Quella propagandata attraverso la teoria del gender è una vera e propria costruzione culturale ‘ad hoc’, il cui scopo è la ‘destrutturazione dell’umano’, come la chiamano gli stessi fautori, e la distruzione della famiglia, che resta l’unico baluardo, l’unica resistenza a ogni forma di penetrazione antiumana. Il grande nemico dei sostenitori dell’ideologia del gender è la famiglia. In realtà non c’è nulla di nuovo: quella mostruosa dittatura che è stato il comunismo, con i suoi milioni di morti, aveva chiaramente capito che per instaurare la dittatura del proletariato e favorire la vittoria della lotta di classe bisognava togliere di mezzo la famiglia. Engels, nel suo manifesto, identifica nella famiglia, nella proprietà borghese e nella religione i tre nemici dell’avvento del comunismo”.

La parola “transumano”, usata dal cardinale Bagnasco per definire l’obiettivo dell’ideologia del gender, ha suscitato un vespaio di polemiche. Perché?
“Fa parte del background filosofico a cui l’ideologia del gender si attiene: il post-strutturalismo moderno, in cui viene evocata l’idea che la persona umana non abbia nessuna ontologia propria, sia cioè una ‘non identità’. Se non c’è un dato ontologico, a maggior ragione non può esserci, secondo questa impostazione, né un dato biologico, né di orientamento sessuale. Non a caso la figura più esaltante di questa teoria è il transgender: un non identitario, che si costruisce ora per ora un’identità ‘usa e getta’ che può cambiare ogni momento, in archi temporali anche molto brevi, lungo tutto l’arco della vita. L’ideologia del gender arriva a parlare di ‘nuovi modi di essere’: vuole cambiare il concetto stesso di essere umano, forgiare una nuova idea di persona, che diventa così qualcosa di costruito, di artificiale, senza nessuna identità e riferimento. L’apparato sessuale biologico sparisce e viene annullato, mentre chiunque combatta queste posizioni viene tacciato di ideologismo o di omofobia”.

Si tratta, dunque, di una ideologia studiata a tavolino, che fa parte di una “governance mondiale”?
“Certamente. Il gender è un’opera privata di un ristretto gruppi di filosofi, omosessuali militanti, poi propagandata nelle grandi Conferenze dell’Onu (prima Cairo e poi Pechino) e portata avanti da un’alleanza tra Onu e Ong con l’obiettivo della distruzione della famiglia. È quella che il Papa chiama colonizzazione ideologica. Il linguaggio performativo, che mira a costruire una realtà, ha fatto il resto. Oggi non si parla più di sessi, ma di generi, e i generi sono tre: maschile, femminile e ‘fluido’, laddove nel termine fluido rientrano tutte le varianti possibili e immaginabili dell’appartenenza di genere. Compresa la pedofilia, tanto che c’è chi teorizza una distinzione tra pedofilia intesa come appartenenza di genere e ‘disturbo pedofiliaco’ inteso come disturbo della mente”.

Vista dal gender, la “normalità” suona come un’eresia: è la “manipolazione da laboratorio”? 
“Per i fautori del gender, la normalità viene definita dal soggetto stesso: è la dittatura del relativismo, per usare la terminologia di Ratzinger, che si coniuga con la dittatura dell’autodeterminazione. In materia di orientamento sessuale non esiste un paradigma normale, ognuno si crea il suo a suo piacimento. Il dato biologico, invece, per qualsiasi essere umano è una pietra miliare inamovibile. Il terzo sesso non esiste: esiste il dato biologico, scritto in maniera chiarissima nelle nostre cellule, e poi esistono le alterazioni dei cromosomi, che appartengono però alla biologia patologica, non più alla fisiologia biologica”.

È stato presentato un ddl che propone l’introduzione dell’ora di “orientamento sessuale” nelle scuole di ogni ordine e grado…

“Nelle nostre scuole si sta facendo passare l’indifferentismo sessuale, sostenendo che l’alunno debba essere educato a scegliere fra più proposte davanti a sé. È una colonizzazione ideologica, come dice il Papa, a danno delle figure più deboli che sono i nostri figli. Ho visto libretti per i bimbi più piccoli con disegni pornografici, con i quali si vuole insegnare a fare sesso nelle forme più disparate. Ma la biologia ci consegna un solo modo di fare sesso, funzionale al mantenimento della specie: gli altri ce li siamo inventati noi”.

Come rispondere all’offensiva in atto nelle aule?

“Intanto si può cominciare dal reintrodurre l’ora di educazione civica, in cui gli alunni studiano la nostra bella Costituzione, che all’articolo 3 recita: ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso’. Poi bisogna agire su tre livelli: culturale, informativo e di ‘militanza’, attraverso eventi pubblici, per dimostrare da che parte sta davvero l’opinione pubblica”.