La Buona Novella

Nella Settimana Santa «L’angelo col fonografo» non poteva evitare di suggerire un ritorno a «La Buona Novella» di Fabrizio De André.

I brani scritti da Faber sono densi di tradizioni popolari, di avvenimenti e particolari sulla vita di Maria, di Giuseppe, dei ladroni. Un mosaico di racconti che privilegiano gli aspetti umani e non teologici della Buona Novella. Frammenti esclusi dai quattro Vangeli canonici, ma che pure sono stati raccolti da quelli apocrifi e che spesso sembrano testimoniare un immaginario evangelico popolare, profondamente radicato.

«De André, utilizzando queste fonti, narra l’avventura di Cristo come da dietro le quinte, attraverso tutto ciò che è accaduto prima e intorno alla Crocefissione, attraverso quei fatti e quelle persone che il rito non commemora – chi pensa mai al falegname che ha sagomato le croci, alle reazioni della folla? – o che ha ormai sublimato, come la figura della Madonna che è cantata, per tutto il primo lato del disco, come una fanciulla che passa dalla verginità alla maternità in un’estasi onirica e sensuale, d’estate, quasi volando fuori di sé; mentre il messaggio evangelico vero e proprio, il suggellamento dei dieci comandamenti attraverso l’esperienza e la sofferenza in prima persona è affidato a Tito, il ladrone buono del Vangelo arabo dell’infanzia, che commenta i precetti divini nella forma, di nuovo di un testamento» spiega Doriano Fasoli in «Fabrizio De André. Passaggi di tempo».

«La Buona Novella» è un disco colto, carico di stratificazioni musicali, narritive, visive e letterarie: non è un caso se negli anni ne sono state proposte diverse riletture. Così, al fianco dell’originale del 1970, si può ad esempio ascoltare l’edizione “apocrifa” arrangiata ed incisa dalla Premiata Forneria Marconi, o ci si può divertire a ricomporre il disco facendo un mosaico delle innumerevoli cover che ogni brano ha collezionato.

Noi proponiamo la rilettura a cappella eseguita dal Giranovoci Vocal Group. Sono alcuni estratti dell’album in cui si rilegge in una veste inedita e suggestiva, il lavoro di Fabrizio De André arrangiato per sole voci da Carlo Pavese.