Invasioni Creative: all’inizio era il fonografo

Un ragionamento sulla fonografia e i suoi oggetti. È la proposta di Antonio Sacco per Rieti Invasioni Creative, ospitata nei locali della Galleria 35.

Il conduttore TV e decano dei disc jockey reatini prova a prendere le misure di un tema apparentemente piccolo, ma che in qualche modo tocca la vita di moltissime persone.

All’inizio era il fonografo, potrebbe essere il titolo, se non fosse che Sacco ha deciso di partire dalla fine. L’argomento della musica registrata e riprodotta, infatti, viene affrontato partendo dalla sua ultima evoluzione, quella fluida, liquida, intangibile e immateriale.

Chi oggi ascolta musica registrata – soprattutto se giovane o giovanissimo – lo fa prevalentemente partendo da files compressi, per lo più nel formato Mp3.

Può sembrare un dettaglio tecnico, ma pensate a quanta distanza c’è tra il vecchio giradischi e un iPod. E le cose non cambiano solo dal punto di vista “fisico”. I due approcci corrispondono ad esperienze completamente diverse. La musica può pure essere la stessa, ma il dato emotivo, l’approccio e la prospettiva cambiano completamente.

Basti pensare a quanti collezionisti di vinili – e tutto sommato anche di CD – ci sono. Evidentemente l’oggetto fisico aggiunge alla musica qualcosa che la sua scarnificazione in file proprio non riesce a restituire. In fondo, domanda Sacco ai suoi interlocutori, chi collezionerebbe Mp3?

Non si tratta di dare un giudizio, ma di una prendere atto di una situazione e delle sue conseguenze. Ad esempio in fatto di disponibilità. Con le nuove tecnologie si può avere in casa qualunque prodotto discografico. Ci sono schiere di “mass downloader” che scaricano intere discografie dalla rete. Ma poi?

Se guardiamo l’ascolto reale, attento, partecipato della musica, ci accorgiamo che spesso si finisce col perdersi di fronte ad una offerta tanto vasta quanto dispersiva e ingestibile.

E il discorso si potrebbe estendere anche oltre la musica. Il dubbio è che le tante prospettive di “realtà aumentata” che con l’evoluzione della tecnica si vanno facendo avanti, corrispondano in realtà ad un impoverimento dell’esperienza.

Ma queste sono riflessioni da lasciare ai visitatori. Quella di Sacco non è una conferenza. Il DJ non vuole dimostrare una tesi ma puntare il riflettore su uno scenario.

Ed infatti il discorso sulla musica riprodotta viene accompagnato dalla presenza delle macchine per riprodurla. Un percorso che di sera in sera vedrà aggiungersi ai moderni strumenti i “vecchi” giradischi analogici. Una sorta di veloce archeologia della fonografia che troverà compimento nella serata di domenica 3 agosto. Con una performance appositamente studiata, Antonio Sacco proverà a far convergere le esperienze del disco in vinile con le prospettive della manipolazione digitale delle sorgenti sonore.

Una contaminazione dai risultati per niente scontati.