Internet: le condizioni di Obama

Quattro le indicazioni del presidente Usa per garantire la Net Neutrality

Obama entra a gamba tesa nel dibattito americano sulla net-neutrality e lo fa con dichiarazioni che non lasciano dubbi sulla parte di campo dove ha deciso di schierarsi il Presidente Usa. Una posizione forte, quella presa dalla Casa Bianca la scorsa settimana, che divide: alle positive reazioni dei Big della Silicon Valley e degli attivisti in difesa della net neutrality fanno da contraltare le voci critiche dei Telco e della Federal Communications Commission (Fcc).

“Internet ha liberato possibilità inimmaginabili già solo per la generazione precedente. Il motivo di tanta crescita e innovazione sta nel fatto che la maggior parte dei provider di Internet ha trattato il traffico nello stesso modo: un principio noto come net neutrality che ha consentito anche al più piccolo imprenditore di avere le stesse possibilità di successo di una grande corporation. L’accesso al blog di uno studente non deve essere ingiustamente rallentato a favore di inserzionisti ricchi”. Queste le parole del Presidente a Stelle e Strisce che ha così deciso di intervenire nel processo di regolamentazione che quasi un anno fa ha avviato l’Fcc, l’Autorità indipendente (?) per la regolazione delle telecomunicazioni negli Usa.

Già a febbraio scorso erano circolate notizie circa un’imminente nuova decisione della Fcc: la Commissione, dopo essersi vista bocciare dalla Corte d’Appello del Distretto di Columbia la “Open Internet Order” (un regolamento che avrebbe impedito agli Isp di “gestire” il traffico internet, rallentando o bloccando l’accesso ad alcuni servizi), secondo le indiscrezioni, era al lavoro per una nuova proposta. Indiscrezioni confermate a maggio scorso, quando la Fcc ha annunciato di essere pronta ad approvare un nuovo pacchetto. Le nuove regole, messe a punto dal Presidente Tom Wheeler (ex-lobbista dell’industria dei contenuti via cavo), sarebbero un tentativo di mediazione tra il mondo degli operatori Tlc e le .com: i provider (gli operatori di telecomunicazioni) non potranno bloccare o rallentare determinati siti o servizi, ma potranno stringere accordi commerciali con i fornitori di contenuti (le .com) per garantire al loro traffico una “corsia preferenziale”.

La “Protecting and Promoting the Open Internet” (“proteggere e promuovere una internet aperta”, questo il titolo della proposta di regolamento elaborata dalla Fcc) non è stata ancora approvata e così Obama (il primo Presidente Usa eletto con una campagna in gran parte basata sull’utilizzo dei social network) detta le sue condizioni: (1) “no blocking”: se un sito è legale deve essere accessibile sempre e a tutti; (2) “no throttling”: l’accesso ad un sito non deve essere neppure rallentato, per favorirne altri; (3) maggiore trasparenza su come il traffico viene gestito dagli Operatori; (4) “no alla paid prioritization”: nessuna corsia preferenziale a pagamento.

Contrastanti le reazioni. Associazioni pro net neutrality e Big della Rete si spellano le mani dagli applausi, ma i Telco sono decisamente meno entusiasti: per Jim Cicconi, Vice Presidente di AT&T, la proposta della Casa Bianca “avrebbe un impatto negativo, non solo sugli investimenti e l’innovazione, ma anche sull’economia del Paese”. E per dimostrare che fa sul serio AT&T ha congelato il piano di investimenti in fibra ottica. La battaglia per la net neutrality si preannuncia ancora dura e lunga.