Inside Out e la complessità

La Disney Pixar ha fatto di nuovo centro. La sua ultima creazione, Inside Out, è un successo di pubblico e di critica. Descrive la vita di una dodicenne attraverso le avventure degli “inquilini” della sua mente. Il risultato è molto innovativo per un film d’animazione. La storia in sé è molto semplice e lineare, ma alternando interno ed esterno si arricchisce enormemente.

Entrando nella testa della bambina, la geografia della mente ne riflette perfettamente la struttura. Basta insomma una panoramica per “inquadrare” la sua intera personalità. I protagonisti, ad ognuno dei quali è associata un’emozione, possiedono in realtà aspetto fisico e caratteri molto articolati. Sembra di trovarsi di fronte alle divinità greche che gli psicologi usano da sempre per le loro teorie. Solo che adesso sono le stesse emozioni ad essere personificate.

Questi espedienti permettono di raccontare sentimenti complicati con un linguaggio semplice e alla portata dei bambini. Ovviamente sono permesse, e direi incoraggiate, anche letture più articolate e infinite interpretazioni possibili.

Il film è di certo molto divertente e profondamente commovente. A mio avviso però il tema fondamentale è la crescita della complessità nella vita e la stessa crescita come complessità. Spostando un po’ la prospettiva, Inside Out combina la densità della narrazione e l’analisi dei personaggi con la leggerezza della rappresentazione animata. Speriamo che sia l’inizio di una stagione in cui ciò che è complicato (praticamente tutto), non venga escluso dagli argomenti dei film per bambini. La realtà è complicata anche per loro.