Si può restare disorientati dalla strana e inspiegabile vicinanza tra i temi del sacro e quelli del profano
Una delle peculiarità dell’espressione artistica durante il Medioevo fu la coesistenza di codici figurativi diversi e talvolta apparentemente contrastanti: alle canoniche raffigurazioni bibliche, venivano infatti affiancati temi della letteratura cavalleresca, oppure reminescenze tardo-antiche, e soprattutto immagini che provenivano dal mondo esoterico e fantastico. Osservando le chiese e le cattedrali di epoca romanica e gotica, si può restare anche disorientati da questa strana e, apparentemente, inspiegabile vicinanza tra i temi del sacro e quelli del profano, tra mistico e mostruoso. Ma quello che può sembrare anomalo ai nostri occhi fu invece una consolidata tradizione figurativa per l’uomo medievale, che proprio negli edifici sacri si trovava dinanzi ad un fitto sottobosco di simboli arcani, fantasiose creature antropomorfe, sirene, ippogrifi, serpenti giganti e oscure creature dall’aspetto sinistro e terribile.
Gli esempi sono tantissimi e si trovano un pó dovunque in Europa. Ricordiamo i famosissimi gargoyle presenti nelle guglie di Notre-Dame de Paris, che tanto hanno destato la fantasia di Victor Hugo. L’origine di questi mostruosi e terrificanti esseri alati dall’impronunciabile nome, sembra che sia da ricercarsi nelle Sacre Scritture e in alcuni retaggi della cultura antica egiziana e greca, in una forma di sincretismo culturale che è diventato lo specchio di un mondo grottesco. Questa specie di draghi pietrificati partecipavano alle funzioni religiose della cattedrale parigina, svolgendo in realtà un duplice ruolo: erano suggestivi gocciolatoi per le acque piovane e simbolicamente rappresentavano i feroci guardiani che dovevano allontanare i demoni dal luogo sacro. Ben più particolareggiato è il portale romanico della chiesa di San Lorenzo a Traù in Croazia. Realizzato nel 1240, presenta uno scenario figurativo vasto tale da sviluppare più livelli di lettura: all’immagine della Natività della lunetta centrale, fanno eco le raffigurazioni e le personificazioni in chiave simbolica dei Mesi dell’anno presenti negli stipiti esterni. La dicotomia diventa ancora più sensibile negli stipiti interni, dove assistiamo ad una specie di coesistenza tra le austere figure degli Apostoli, abbigliati all’antica, e le straordinarie rappresentazioni di crudeli centauri e sinuose sirene. Non meno suggestive sono le immagini che troviamo nella nostra penisola.
La Basilica di san Michele a Pavia, maestoso esempio di romanico lombardo, rappresenta uno degli esempi più completi repertori del fantastico mondo medievale. La chiesa è un tripudio di architettura e immagini, con la sua alta e svettante facciata ed i suoi grandi portali riccamente decorati. Gli stipiti sono avvolti in una fitta trama di racemi d’acanto e viti che salgono rigogliosi e fiorenti fino alla strombatura dell’archivolto. Immersi in questo fogliame di pietra si trovano figure misteriose come le sirene con una doppia coda, gli ippogrifi dalla corporatura ibrida tra leone e aquila, e le fiere terribili. Queste immagini coesistono con le figure in altorilievo di Sant’Ennodio, vescovo di Pavia e Sant’Elucadio, arcivescovo di Ravenna, ambedue compatroni della basilica. Una battaglia, quella tra bene e male, soprattutto tra l’uomo ed il male, che diventa ancora più esplicita nelle rappresentazioni marmoree presenti sulla facciata della chiesa di San Michele arcangelo a Caserta Vecchia. Sovrasta dall’immagine centrale di un possente toro, tra grifi e figure antropomorfe, su un peduccio si trova scolpita nel marmo la lotta tra un leone ed un individuo. Sembra tutto finito ed invece internamente alla chiesa, scolpita su un ambone marmoreo c’è la figura di un vecchio barbuto che afferra con fermezza un terribile serpente. Questo mondo del Medioevo possedeva una sua chiave di lettura: l’uomo aveva sempre dinanzi i due volti della vita terrena, i mostri generati dal peccato e dalle tentazioni, e l’unica arma per vincerli, la fede.