Chiesa di Rieti

Il vescovo nel giorno dell’Assunta: «L’uomo e la donna nel loro intreccio sono l’immagine di Dio»

Nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, il vescovo Domenico ha presieduto la Messa ad Amatrice parlando di quella tensione tra uomo e donna che rende la vita dinamica, feconda e creativa

È stata una riflessione sulla capacità di generare, sul rapporto tra donna e uomo, sulle dimensioni della relazione e della reciprocità, quella condotta dal vescovo Domenico ad Amatrice rivolgendosi a quanti si sono ritrovati nella chiesa provvisoria di Sant’Agostino per partecipare alla Santa Messa nel giorno della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Un’occasione che ha visto le suore della congregazione religiosa “Ancelle del Signore”, fondata proprio ad Amatrice da padre Giovanni Minozzi nel 1940, rinnovare i propri voti.

«Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie», ha detto don Domenico riprendendo la visione riportata nel brano dell’Apocalisse. Una lettura che secondo il vescovo «evoca in modo simbolico il destino dell’umanità, alludendo ad una donna che sta per diventare madre».

Il pensiero torna alla lectio tenuta qualche giorno fa, sempre ad Amatrice, sul rapporto tra l’essere donna e l’essere madre proprio a partire dalla figura della Madonna. «Solo con la donna l’uomo può generare, altrimenti può solo fabbricare», ha sottolineato il vescovo citando Chiara Giaccardi e aggiungendo che «questa verità si chiama reciprocità e Maria ci aiuta a riscoprirla per distinguerla accuratamente dalla semplice complementarietà. Il femminile, infatti, non è una copia, un’estensione del maschile, ma è consustanziale all’umanità, in quanto immagine di Dio: l’uomo e la donna nel loro intreccio sono l’immagine di Dio».

Reciprocità, dunque, e non semplice complementarietà, perché quest’ultima «evoca, per contro, una semplice divisione dei compiti senza eliminare la divisione e, peggio, continuando a perpetuare le disuguaglianze». È seguendo la logica della reciprocità che si comprendono le figure di Adamo ed Eva, che «non sono due individui che poi si mettono in relazione, ma sono carne della stessa carne e danno vita ad una nuova esperienza».

«Il brano evangelico della Visitazione – ha aggiunto don Domenico – rende plasticamente questa energia vitale che si sprigiona da Maria che va presso la cugina Elisabetta. È il segno di una audacia, libera dal calcolo costi/benefici, tipico del maschile che si ritrova soltanto nell’espansione del sé ed introduce l’accoglienza dell’altro. Così si crea il miracolo della vita che si incontra e si moltiplica».

Se la complementarietà è all’insegna della divisione, la reciprocità è all’insegna dell’indissolubilità di ciò che è unito. I diversi non si contrappongono, né si fondono, ma restano in tensione, mai l’uno senza l’altro. Ed è proprio questa tensione che rende la vita dinamica, feconda e creativa.

Le conseguenze di questo approccio sono rilevanti: «La prima è che il femminile è alter e non aliud. Alter significa che è differente. Altro che è alieno. Dietro l’alieno si nasconde la perversione della complementarietà dominatrice e il rifiuto della differenza in nome di una neutralità che è l’effetto di una mancata custodia del nesso irrinunciabile tra maschile e femminile. La seconda conseguenza è vivere la reciprocità è la strada per imparare l’ospitalità e l’alterità che sono così necessarie per respingere ogni forma di intolleranza e di violenza».