Il vescovo Domenico sul nuovo Centro Sanitario: «segno di continuità nella carità»

Si è svolta nel pomeriggio del 27 aprile, presso palazzo San Rufo, l’inaugurazione del Centro Sanitario Diocesano “Ero malato e mi avete visitato”. La struttura, erede dello Studio medico della carità finora attivo in piazza San Pietro Martire, è stata ufficialmente varata ieri con un momento di preghiera presieduto dal vescovo Domenico, affiancato dal diacono Nazzareno Iacopini, direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute della Diocesi di Rieti. Erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Rieti Simone Petrangeli e mons. Andrea Manto, direttore del Centro per la pastorale sanitaria della Diocesi di Roma, oltre naturalmente ai medici e agli infermieri attivi nel centro sotto la guida del direttore sanitario, dott. Luca Sabetta.

Dopo la proclamazione del Vangelo del giorno, mons. Pompili ha rivolto brevemente la parola ai presenti: «“Ero malato e mi avete visitato”: questa, che è la quinta opera di misericordia corporale, trova in questo momento una sua visibile incarnazione». In particolare, a suo giudizio il servizio attivato dalla Diocesi ne è la traduzione concreta sotto tre rispetti.

Il primo è che esso si pone in continuità con quanto fin qui è stato fatto dall’Ambulatorio Medico, frutto di «una geniale intuizione del mio predecessore, mons. Lucarelli. Questi aveva capito che di fronte alle povertà crescenti del territorio bisognava dare una risposta puntuale. E solo per fare riferimento all’ultimo anno, da quel che a me consta, sono stati circa 800 gli interventi effettuati, a riprova di un servizio che è stato veramente efficiente».

Il secondo aspetto sottolineato dal vescovo è invece di discontinuità e riguarda la nuova ubicazione e il cambio di nome della struttura: «Ci troviamo in questa che fu, per secoli, la sede dei Padri camilliani, che notoriamente hanno sempre fatto della cura del dolore la loro missione. E in qualche modo il Centro Sanitario Diocesano ne rinverdisce l’ideale. La discontinuità non sta solo in questo, ma, direi, anche nel fatto che l’Ambulatorio diventa un Centro Sanitario Diocesano e allarga il suo campo d’azione grazie alla presenza di tanti volontari professionisti che mettono a disposizione non solo il loro tempo, ma ancor di più la loro competenza». Un dato da evidenziare, questo, «in una stagione in cui il volontariato segna, a tutti i livelli, una battuta d’arresto».

L’ultimo significato veicolato dal Centro Sanitario Diocesano, «che evidentemente non ha alcuna velleità di competere con quello che lo Stato deve garantire ai suoi cittadini (dunque non c’è nessuna forma di sottile competizione con altre strutture ben più attrezzate), è che qui si fa la carità. E la carità consiste in qualche cosa che non ha altro scopo che quello di andare incontro ai bisogni delle persone non abbienti». Tutto ciò senza alcuna velleità di fare proselitismo, come don Domenico ha tenuto a precisare, ma anche «senza alcuna forma di ritorno, come pure legittimamente avviene in molte delle associazioni di vario genere di cui il nostro mondo è costellato. Qui c’è veramente una disponibilità in presa diretta e gratis, senza altra finalità che questa».

In conclusione, Pompili ha definito l’avvio dell’attività del Centro nella nuova sede «una buona notizia» e lo ha messo in relazione con la Parola ascoltata pochi istanti prima, il passo di Giovanni (15, 1-8) che propone l’immagine della vite e dei tralci: «Mi pare che il Centro Sanitario Diocesano compia quanto Gesù dice ai suoi, e cioè che, nella misura in cui siamo uniti a Lui come il tralcio alla vite, portiamo non solo frutto, ma molto frutto».

Foto di Massimo Renzi.

2 thoughts on “Il vescovo Domenico sul nuovo Centro Sanitario: «segno di continuità nella carità»”

    1. Antonella Mannetti

      Poi non capisco il segno di continuità…..vedo tanti pensionati ospedalieri forse è per loro la continuità……

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