Una Messa presieduta dal vescovo Domenico nell’ora in cui la macchina di sant’Antonio sarebbe dovuta uscire per le strade ricoperte dalle infiorate artistiche, accompagnata dalla Processione dei Ceri. È questo il finale inedito disposto per il Giugno Antoniano Reatino dalla Cappellania e dai confratelli della Pia Unione. «Il Covid ha costretto a cambiare tante cose – ha chiarito il vescovo aprendo la liturgia – ma non la sostanza che rimane la stessa».
Perché al centro di tutto rimane l’Eucaristia, il cui legame con la processione resta invariato, anche se per la seconda ci sarà da aspettare l’anno prossimo. «C’è infatti un legame tra l’Eucaristia e la strada, tra il rito e la vita», ha sottolineato mons Pompili facendo riferimento all’agiografia di sant’Antonio. L’episodio è registrato nell’anno 1223, a Rimini: «Per convincere un eretico di nome Bonovillo che negava la presenza di Cristo, egli accettò la sfida della mula. L’animale, tenuto per tre giorni a digiuno, fu posto di fronte ad una scelta: la biada da una parte e dall’altra la particola consacrata. E avvenne che in piazza Tre Martiri giunto davanti alla mula, sant’Antonio dopo aver celebrato la Messa, avrebbe detto: “In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mie mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione”. Come il santo, ebbe finito di parlare, la mula, lasciando da parte il fieno, si sarebbe veramente avvicinata e inginocchiata, tra lo stupore e la commozione dei presenti, e l’eretico si sarebbe convertito».
«Vogliamo essere da meno della mula?», ha chiesto don Domenico ai presenti. Come a dire che per quanto gli accidenti della storia possano cambiare le forme, al cuore del Giugno Antoniano c’è la strada verso l’Eucaristia indicata dal Santo. Eucaristia che «è per noi il cibo della festa che ci fa camminare con coraggio e con inventiva tutti i giorni sulle strade degli uomini, condividendone lo stesso destino».