Chiesa di Rieti

Il vescovo ai reatini: «Con voi un legame che mi toglie il respiro»

Alle 12 in punto, in una Cattedrale di Santa Maria gremita e in coincidenza con il bollettino ufficiale della Santa Sede, monsignor Domenico Pompili ha parlato al popolo della Chiesa di Rieti, annunciando la sua nuova nomina come vescovo di Verona

Alle 12 in punto, in una Cattedrale di Santa Maria gremita e in coincidenza con il bollettino ufficiale della Santa Sede, monsignor Domenico Pompili ha parlato al popolo della Chiesa di Rieti, annunciando la sua nuova nomina come vescovo di Verona.

«La lettera del Nunzio porta la data del 20 giugno. Quel giorno sono stato chiamato a Roma. Ed informato che il Papa mi nominava vescovo di Verona. Avevo in questi anni avuto sentore di qualche spostamento, ma poi tutto era sempre rientrato. Consideravo che così sarebbe stato ancora a lungo».

«Oggi, anzi da qualche giorno, sono dentro una tempesta emotiva, sopraffatto dalle tantissime persone che mi hanno svelato il loro affetto e la loro amicizia. Non che non avvertissi prima questa energia fatta di vicinanza e di simpatia, ma era come dissolta nel quotidiano andirivieni e non ci si faceva caso. In queste ore, vinte le inibizioni e la riservatezza, è venuto alla luce un legame forte, tenace che mi toglie il respiro».

«Se avessi scelto non sarei andato a finire così lontano da qui, dalla mia terra, dai miei genitori. Ma so che la “chiamata” è sempre una novità che non si può preventivare. Nel Vangelo di oggi sono riportate queste parole: Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano. La novità è soltanto Gesù Cristo che da questa Cattedrale dove sono stato ordinato vescovo ha annunciato in questi sette intensi anni. È soltanto Gesù la novità che fa saltare il banco delle consuetudini, dei pregiudizi, delle ovvietà».

«Si dice solitamente che a Rieti non succede mai niente. È successo di tutto in questi sette intensissimi anni: terremoto, pandemia, alluvione, crisi economica e sociale. E siamo stati insieme. Fides significa legame che per quanto invisibile è indistruttibile. Non mi viene da pensare che si allenterà o si distruggerà, ma si affinerà e si approfondirà. Questo è il mio augurio. Non senza aver detto grazie a tutti. E scusa a chi posso aver contristato».

«Non scappo di notte. Perciò avremo tutto il tempo di stare insieme fino all’inizio del ministero a Verona. Verosimilmente in settembre. Intanto pregate voi per me e io per voi, così quel che è stato seminato porti frutto, sotto la guida di un altro pastore. Per fortuna il pastore buono delle pecore che è Gesù non passa né cambia».