Il turismo religioso? È un problema di prospettive

Un accordo siglato dal Comune di Rieti con gli operatori e le istituzioni del Cammino di Santiago di Compostela rilancia il discorso del potenziale turismo religioso della Valle Santa e del Cammino di Francesco.

Il Comune di Rieti ha firmato con la Xunta di Galizia (Governo regionale) e Xacobeo (la società di gestione del Cammino di Santiago) un importante protocollo operativo per le celebrazioni dell’800° anniversario dell’arrivo di San Francesco a Santiago di Compostela del 2014.

Il Sindaco di Rieti Simone Petrangeli e l’Assessore alle Culture e al Turismo Diego Di Paolo lo hanno siglato il 25 ottobre a Santiago, insieme alla Direttrice del settore Turismo di Galizia Maria Nava Castro, e con il Direttore del Xacobeo Jose Paz, definendo collaborazioni tra il nostro Cammino di Francesco e l’Itinerario Culturale Europeo per eccellenza: il Cammino di Santiago.

«L’accordo che abbiamo stretto è molto significativo» ci ha spiegato l’Assessore Di Paolo. «Cercheremo di coinvolgere tutti i soggetti interessati sul territorio locale: i frati, la Regione e la Provincia, tutti i comuni che gravitano attorno al Cammino di Francesco e il Comitato degli Amici del Cammino. A breve organizzeremo un tavolo di informazione per far capire a tutti il potenziale di questa collaborazione. La prima occasione di scambio avverrà tra non molto. Dal 15 dicembre al 15 gennaio nella Cattedrale di Santiago sarà allestita una mostra di presepi, alla quale contribuiremo con tre presepi provenienti da Greccio. Verso aprile nel centro di Santiago sarà allestita una mostra fotografica sul Cammino di Francesco con le immagini di Steve McCurry e in contemporanea a Rieti ci sarà una mostra documentaria sul Cammino di Santiago. Ma la cosa più importante è che la promozione incrociata dei due cammini sarà permanente, dal Natale 2013 fino al 2015 inoltrato».

Il Cammino di Santiago oggi è una realtà turistica e spirituale consolidata. Esiste da ottocento anni, ma è soprattutto negli ultimi venti che si è verificato lo sviluppo esponenziale del fenomeno. Per la città di Rieti è possibile un percorso simile?

I paralleli possibili tra le due realtà sono diversi. E di sicuro noi abbiamo un notevole potenziale di crescita. Ma occorre anche essere realistici. Il Cammino di Santiago esiste dal decimo secolo, ma come fenomeno turistico è esploso a partire dal 1993. In qualche modo lo lanciò Giovanni Paolo II. Era il tempo in cui si dibatteva delle radici cristiane d’Europa e il Papa legò in modo forte il tema alla propria presenza a Santiago. Ciò detto, è interessante sapere che fino alla fine degli anni ‘80, il Cammino di Santiago faceva circa 15.000 pellegrini. Pochissimi in più di quelli che accoglie oggi il Cammino di Francesco. È un dato che conferma un grande potenziale di sviluppo per la nostra proposta.

Possiamo usare le stesse strategie usate a Santiago?

In una qualche misura sì. Il successo del Cammino di Santiago è legato agli investimenti nella promozione. Ma per fare questo ha goduto di finanziamenti di milioni di euro. In parte ce li ha messi lo Stato, in parte i privati in cambio di una solida politica di defiscalizzazione dei contributi di sponsorizzazione. Noi però non abbiamo queste risorse. Il nostro budget è prossimo allo zero e questo ci crea qualche problema in più. Accanto a questo, abbiamo di fronte il compito di ricostruire un’immagine unitaria del nostro cammino. È vero che disponiamo di questa splendida valle con i quattro santuari, ma è anche vero che c’è la frammentazione di un percorso diviso tra la “Via di Francesco” in Umbria, il nostro “Cammino” e la “Via Francigena” verso Roma. E dobbiamo pure trovare una soluzione definitiva per la manutenzione dei sentieri del nostro percorso. In fondo si tratta di costi piccoli, e operazioni a portata di mano e alla fine contiamo di farcela.

Ma a chi spetterebbe la manutenzione del percorso?

La vicenda della manutenzione del Cammino di Francesco è lunga e complicata. È passata per le mani di diversi enti. La situazione ottimale sarebbe quella in cui ogni Comune provvede a tenere al meglio il proprio tratto.

Ma non sarà che questo scarica barile dipende da un sostanziale disinteresse per il progetto?

Non lo so. Oggi mi sembra di vivere nella situazione in cui non si sa se occorre fare prima la casa o trovare gli abitanti. Forse riuscendo ad aumentare il volume dei passaggi, aumenterebbe pure l’imprenditoria attorno al Cammino. Di sicuro soffriamo di una certa mancanza dell’iniziativa privata. Non è detto che debba essere per forza una istituzione da sola a condurre un progetto così grande. Questa città vede passare ormai quotidianamente gente con gli zaini. Eppure una parte di Rieti è ancora refrattaria a questa idea. È strano perché una certa diffidenza si riscontra addirittura tra quelli che del passaggio si avvantaggiano per primi. Già oggi chi ha alberghi, bed & breakfast o ristoranti, gode di un qualche indotto di questo tipo di turismo. Ciò nonostante questi soggetti ancora non si sono presentati sulla scena con delle iniziative.

I nostri imprenditori sono più abituati a prendere che a dare?

Questo non saprei dirlo. Di certo è raro incontrarne un gruppo che dica di essersi messo insieme per spedire qualche migliaio di e-mail per promuovere una propria iniziativa legata al territorio.

Un territorio che invece potrebbe avvantaggiarsi tanto da una sinergia virtuosa con l’impresa…

È così. Quello che ancora non si è compreso è che sul Cammino di Santiago si incontrano paesi del tutto equivalenti ai nostri centri più sperduti. Ma hanno fatto fronte allo spopolamento e resistono bene anche oggi grazie al fatto che ogni anno passano di lì 200.000 pellegrini. Questa per il nostro territorio è una prospettiva realistica e bisognerebbe prenderla sul serio. Basti pensare che già oggi i 10.000 visitatori del Cammino di Francesco equivalgono, su Rieti, ad almento 30.000 notti in albergo o a 50.000 pasti serviti nei ristoranti. Sarà pure un discorso di microeconomia, ma è anche vero che la macroeconomia noi non l’abbiamo quasi più.

Va bene, abbiamo un potenziale di sviluppo notevole, ma anche diversi svantaggi competitivi rispetto a Santiago. C’è almeno un punto di forza che solo il nostro territorio può vantare?

Paradossalmente, al di là dell’enorme attenzione promozionale e turistica, il vantaggio competitivo di Santiago è nel fatto che da quelle parti si respira un’aria di autentica spiritualità. Si incontrano persone di tutte le culture e le provenienze legate dall’unica aspirazione di compiere il cammino. Ma non c’è nulla di materiale, ad eccezione della cattedrale, a reggere la tradizione. Di San Giacomo non rimane praticamente nessun’altra traccia. E questo sarebbe invece il vantaggio del nostro territorio, colmo di testimonianze francescane dirette e per certi versi ancora vive. Il problema è che queste esperienze sono minoritarie, trascurate o dimenticate. Così quello che sarebbe il nostro vero punto di forza, al momento è il lato più debole. Ritrovare anche l’ispirazione spirituale della nostra identità farebbe davvero bene a tutto: all’anima della città, alla sua economia e alla sua cultura.

One thought on “Il turismo religioso? È un problema di prospettive”

  1. Edoardo Passarani Desantis

    Bella iniziativa, ma qui stiamo parlando di macroiniziative, nei fatti, nel concreto, il movimento turistico religioso a Rieti è praticamente nullo e non sto parlando di turisti stranieri, ma di italianissimi pellegrini che a 100 chilometri da Rieti affollano Assisi e non vi è nessuna attività che possa metterli a conoscenza della Valle Santa. Anzi una cosa c’è… un pannello seminascosto presso la fermata del bus urbano a Porta Nuova (fuori dalla cinta urbana e rivolta verso la campagna, luogo ove nessuno ci fa caso). Negli scorsi anni da buon reatino (oramai trasferito ad Assisi da oltre 15 anni ove mi occupo del marketing e incoming di una struttura ricettiva), mi sono proposto di creare presso la stessa a titolo del tutto gratuito un corner informativo della Valle Santa, tante parole, tanti incontri, tanti convegni e seminari… risultato? Nulla!!! Indifferenza più completa. Adesso ho cambiato strategia, ho cominciato a offrire e sempre gratuitamente la disponibilità di allestire mostre di arti grafiche a artisti, sopratutto reatini e i risultati vengono. La mia struttura (da sola) ospita ogni anno circa 22.000 persone, certo siamo ad Assisi non è difficile (per modo di dire) avere questi numeri, ma se non si crea dal basso e si comunica direttamente “ad personam” che esiste un luogo, una valle che dopo Assisi è forse il luogo francescano più importante. Ultimamente sono stato al BTC di Rimini, allo stand della Regione Lazio, Rieti non era presente. Al BIT di Milano due anni orsono al banco di Rieti vi era personale di una struttura privata che naturalmente faceva i propri interessi (a che titolo?). Quindi vanno bene i cosidetti “Sentieri” e “Vie”, ma che diamine!!! Non bisogna andare in Galizia, basta girare l’angolo!

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