Chiesa di Rieti

Il teatro come dimensione dell’animazione d’oratorio

Con l’ingresso ufficiale nella primavera si fanno ormai sempre più vicini i necessari preparativi per la riapertura dei centri estivi e oratori nelle varie realtà parrocchiali della nostra Diocesi

Con l’ingresso ufficiale nella primavera si fanno ormai sempre più vicini i necessari preparativi per la riapertura dei centri estivi e oratori nelle varie realtà parrocchiali della nostra Diocesi. Non solo, però, programmi educativi da selezionare, temi da sviluppare e famiglie e ragazzi da coinvolgere, ma anche e, ci sentiamo di aggiungere, soprattutto animatori da formare e accompagnare, tanto spiritualmente quanto operativamente, in tutte le fasi della vita di un Grest estivo.

È partendo da questa certezza che la Chiesa di Rieti, per mano del Servizio per la Pastorale Giovanile diocesana – che poi saremmo noi, Giovani Rieti per quei pochi che ancora non hanno avuto la sventura di imbattersi in noi – , ha deciso, quest’anno come ormai avviene da 3 anni, di organizzare un corso di formazione per animatori d’oratorio. Nulla di nuovo dall’ultima volta che ve ne abbiamo parlato insomma. Quello che non sapete, e che quindi ci ha spinto a scrivere questo articolo, è che però gli incontri vanno avanti, ma non solo, si arricchiscono, o meglio, arricchiscono ogni volta di più i tanti e sempre maggiori partecipanti – 35 persone di cui la maggioranza giovani e ragazzi, questo a riprova di una scelta vincente compiuta a suo tempo di puntare in maniera decisa e sistematica sulla formazione degli animatori – di conoscenze, competenze, ma, soprattutto, consapevolezza, come educatori cattolici, di dover essere ine di (dover) operare per la relazione con il Padre e ciò in ognuno degli ambiti e rispetto a ciascuno dei ragazzi affidati.

Ecco dunque perché ci rende molto entusiasti condividere con tuti voi il successo del terzo incontro di formazione tenutosi la scorsa domenica, che, nonostante il primo sole primaverile facesse temere un boicottaggio del salone del “Buon Pastore” a tutto vantaggio dei campi da calcio o delle prime “escursioni” marittime o lacustri, ha visto ancora una volta un’ampia, fedele ed appassionata partecipazione dei corsisti. Se dunque il temuto giro di boa del terzo dei 4 incontri è stato superato brillantemente sicuramente parte del merito va anche al tema che in quella sede è stato trattato, o, sarebbe meglio dire, “inscenato”: tra teatro e animazione. I nostri giovani hanno infatti preso le misure con una nuova, e per certi aspetti inedita, dimensione con cui l’animazione d’oratorio è chiamata a fare i conti, a dare un’anima o, meglio ancora, parlando di teatro e di storie e personaggi da interpretare, IL Lieto Fine.

Si è detto dimensione poco nota e scarsamente utilizzata, ma, lo hanno scoperto i corsisti, capace potenzialmente di creare occasioni di riflessione, condivisione, crescita umana e di fede per quanti vi si accostano, se però si è capaci di servirsene indirizzandola a quel Lieto Fine di cui si è accennato poco sopra. Uno spazio dunque, questo uno degli insegnamenti più significativi lasciati dai formatori, il gruppo Jobel, in cui poter sì far esprimere liberamente (o quasi) i ragazzi, facendoli aprire e confrontare, aiutandoli, grazie al solo fatto di essere su quel palco – dentro lo spazio scenico come hanno tenuto più volte a ribadire i 3 insegnati che si sono succeduti durante il corso del pomeriggio – ad entrarein relazione con se stessi, con il contesto che li circonda, leggi Creato, con gli altri, le altre Creature al pari di sé, e quindi con il Creatore; uno spazio in cui, si diceva, poter fare tutto ciò, ma in cui non è ammessa l’improvvisazione.

Nelle quasi oltre 2 ore passate insieme, infatti, i nostri animatori hanno appreso come, per potersi realizzare tutto ciò, i ragazzi che gli saranno affidati dovranno essere accompagnati, guidati, senza mai perdere di vista il fine – e non aspettando la fine del tempo da dedicare all’attività del teatro, similmentealle altre, come invece purtroppo anche a noi capita di fare – aiutandoli, cioè, a scoprire l’anima,a dar forma, su quei palchi improvvisati dei nostri oratori e grest prima e nella vita di tutti i giorni poi, a quella loro storia già scritta da un Autore che, all’opposto di quanto accade ai sei personaggi del racconto pirandelliano, anch’esso, guarda caso, in forma teatrale, è in cerca di personaggi disposti a togliere ogni maschera e vivere così una vita non da schiavi, ma da uomini liberi, da figli dell’Unico Padre.

Cosa dire di più? Se siete curiosi, vi aspettiamo al prossimo ed ultimo incontro, domenica 7 aprile dalle 17:00 al Buon Pastore.

Luca Saulli