Vescovo Domenico

Il primo giorno di mons Pompili a Verona: «Insieme impareremo a credere»

Suscitare le domande giuste, coltivare la fede, essere presenti con un annuncio che trae da sé la sua forza e dunque non va urlato, ma testimoniato con coerenza. Sono queste le direzioni indicate dal vescovo Domenico ai fedeli della diocesi di Verona, nel giorno in cui ne assume la guida pastorale

Suscitare le domande giuste, coltivare la fede, essere presenti con un annuncio che trae da sé la sua forza e dunque non va urlato, ma testimoniato con coerenza. Sono queste le direzioni indicate dal vescovo Domenico ai fedeli della diocesi di Verona, nel giorno in cui ne assume la guida pastorale. Un invito a non farsi sopraffare dalla banalità, aprendo il cuore anche alle sollecitazioni più radicali, come quelle della morte o del carcere.

Due punti subito toccati da mons Pompili partecipando nella mattinata al rosario nel santuario della Madonna della Corona con i “genitori dei ragazzi in cielo” e visitando i detenuti nella casa circondariale della città veneta. E suggerendo a entrambe le situazioni la prospettiva della speranza cristiana come forza che non cancella, ma trasfigura la pena in una nuova apertura alla vita, che la spinge verso l’alto e la alimenta con la bellezza.

La stessa bellezza verso cui don Domenico ha voluto orientare i giovani che l’hanno accolto nel primo pomeriggio e accompagnato verso la Cattedrale per la solenne celebrazione di inizio ministero. Un “camminare insieme” espressione del desiderio di incontrare Dio e gli altri nella quotidianità, strada facendo. Un anelito che ha il sapore delle “domande giuste” evocate da don Domenico nell’omelia, richiamando alla fede come a qualcosa che «nasce sempre da una interrogazione lancinante che fa uscire dall’isolamento e mette in movimento».

Ma non basta se non si dà ascolto all’apostolo Paolo, quando suggerisce di «ravvivare il dono di Dio». Ha infatti notato il vescovo che «la fede cristiana non è mai una “consuetudine”, non sopporta un’appartenenza generica, ma esige una scelta consapevole» che per essere trasmessa «chiede di soffiare sul fuoco del presente e non sulle ceneri del passato».

Né è decisivo dare priorità alla ricerca della quantità. Non a caso Gesù utilizza l’immagine del granello di senape, «un seme piccolissimo, ma proprio per questo destinato a crescere», ha sottolineato don Domenico. La fede è così: «invisibile, ma irresistibile», e poi «pervasiva, ma mai spavalda», capace di «contaminarsi, ma senza perdere la propria identità». E “in-utile”, «nel senso che non guarda ai risultati, ma attrae per sé stessa».

L’esortazione è a riconoscere la nostalgia di Dio che alberga in fondo al cuore, a comprendere che senza Dio «manca una visione e si finisce per inseguire il frammento, camminando verso il niente. Un questo oscuro presentimento di procedere verso il vuoto che dà le vertigini. Soprattutto ai più giovani che detestano un’esistenza piatta e monotona».

Ecco allora il sapore profondo del primo passo del vescovo Domenico nella diocesi di Verona: «mi prefiggo una cosa semplice e alla portata di tutti: “vorrei imparare a credere” per ritrovare il respiro della vita che è Dio. Gesù chiede ai suoi leggerezza e gratuità. È questione di discrezione, di stile, di misura dello spirito».

Al termine della celebrazione, prima della benedizione, i tanti ringraziamenti: a papa Francesco, ai confratelli vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, alle autorità, a tutto il popolo di Dio. E in ultimo, ma non per importanza, ai reatini, promettendo che il legame con loro non si allenterà.

Foto di Francesco Grigolini