Padre Luciano De Giusti, vicario del Santuario francescano del Presepe, commenta così la notizia:
R. – abbiamo appreso la notizia con grande sorpresa da parte dalla fraternità che vive qui al Santuario, con grande gioia. Davvero non ce lo aspettavamo. Per noi è davvero una grande gioia, un grande onore ricevere il Papa qui nel santuario anche se già venne il 4 gennaio del 2016, in visita privata. Venne con il vescovo di Rieti, monsignor Pompili.
Come verrà accolto? Ci saranno molti laici che vorranno incontrare il Santo Padre?
R. – Sì. Stiamo cercando di organizzare tutta la macchina insieme con il vescovo. Certamente ci saranno i laici che saranno nella chiesa del Santuario. Ci saranno i sacerdoti nella parte alta della chiesa. Poi nel piccolo piazzale del Santuario ci saranno altri fedeli e altri lungo la strada. Noi lo accoglieremo nella Grotta del presepe dove Francesco nel 1223 celebrò questo Natale particolare proprio qui a Greccio.
Ricordiamo appunto che Greccio è il luogo dove San Francesco d’Assisi allestì il primo presepe. Tutta la valle santa del reatino è un luogo della spiritualità francescana. Si vive ancora questo spirito di San Francesco?
R. – Sì, si vive e si respira ancora il messaggio di Francese d’Assisi. Qui a Greccio in questo periodo del Natale accogliamo molti pellegrini. Qui davvero c’è questo messaggio di un Dio che si fa piccolo, che scende e che vuole essere accolto nella nostra vita. Quindi è un messaggio ancora per ciascuno di noi di Dio umile che si fa bambino e che davvero non fa paura a nessuno.
Il messaggio del Dio bambino insito nel presepe è vivo nella tradizione delle case e di tutte le chiese italiane e del mondo. Tuttavia ci sono appunto realtà che vorrebbero che questa tradizione venga messa in un angolo o relegata ad un fatto privato. Il presepe, invece, parla a tutto il mondo …
R. – Credo che sia anche il segno della nostra fede, della nostra cultura Occidentale, della fede nel Signore che si fa carne. A volte è molto spregiato negli ambiti pubblici, però penso che possa essere un segno per far conoscere anche a chi non condivide la fede cristiana, dove è il cuore del mistero della nostra salvezza per noi cristiani. Quindi credo che a volte alcune battaglie siano più ideologiche che altro.
Nei secoli il presepe è diventato anche arte, bellezza; è diventato condivisone di una comunità che lo prepara. La fede per essere alimentata ha bisogno anche di simboli, di questi simboli vivi?
R. – Sì, questa è davvero la bellezza. L’arte è qualcosa che rimarca la nostra fede. La fede è anche bellezza, è anche cultura. Quindi tutto quello che troviamo nel nostro patrimonio culturale nasce dalla nostra fede, dal Dio che si fa carne e quindi ciascuno interpreta questo evento nei secoli, ma anche oggi.
Ogni tradizione poi ha fatto suo il presepe e lo ha reinterpretato in tutti i luoghi dove è stato messo in scena …
R. – Sì, certo. Questa è la ricchezza di ogni realtà locale che reinterpreta, rinnova e anche condivide la sensibilità del periodo in cui questo si riattualizza.