Il mistero della Rievocazione di San Domenico a Rieti

Si è conclusa domenica 30 agosto con il corteo storico, la messa in scena e gli spettacoli di contorno la Rievocazione Storica della Canonizzazione di San Domenico di Guzman a Rieti.

La manifestazione, giunta all’ottavo anno, sembra avere conquistato una sua maturità, pur non avendo, forse, ancora espresso tutto il suo potenziale.

Anche quest’anno la partecipazione è stata altissima, e l’offerta ampia, variegata e di assoluta qualità. Una proposta di cultura e intrattenimento che si è dimostrata capace di caratterizzare l’intera giornata di domenica – nonostante la sovrapposizione di altre iniziative – valorizzando un po’ tutto il centro storico.

Un risultato apparentemente inconciliabile con la progettazione e la realizzazione portata avanti in autonomia da piccole realtà associative, senza grandi capitali o mecenati, nella sostanziale indifferenza (se non diffidenza) delle istituzioni.

Ma proprio in questo sta il senso della manifestazione sostenuta da Confraternita di Misericordia di Rieti e Reate Antiqua Civitas: è il tentativo riuscito di far dialogare la città con la propria identità, con le forze vive che la abitano; è l’indicazione di un metodo e di una prospettiva.

Lo si è visto nel Mercato delle Arti e dei Mestieri allestito in piazza San Rufo, pensato per promuovere l’artigianato locale come commercio e come cultura. Lo si vede anche negli aspetti “turistici”, con spettatori e gruppi storici che vengono a Rieti da lontano, con l’eco del San Domenico giunto quest’anno fino in Puglia.

La riuscita dell’evento, anno dopo anno, non è certo risolutiva, ma vale come esempio, conferma che l’intuizione è buona, che il sistema funziona, che una strada è percorribile.