Il doppio “processo” a Gesù, un paradosso di cattiveria ed amore

Si è tenuta nel pomeriggio di sabato 21 marzo 2015 nell’Auditorium dei Poveri di Rieti la conferenza-dibattito del professore Massimo Casciani su quello che può essere ritenuto uno dei nodi più controversi e dibattuti della vita di Gesù Cristo. Fin dall’inizio, l’insegnante ha mostrato come ogni anno siano molti gli scrittori e gli studiosi che non perdono l’occasione di versare molto inchiostro per cercare di risolvere i numerosi dubbi e le molteplici perplessità che provengono dalla narrazione fatta dai quattro evangelisti della passio Christi.

Per esempio, come sia difficile ritenere che Gesù abbia veramente subito un processo prima di essere condannato a morte. In un volume scritto dai fratelli Lemann, infatti, sembra che solo il cosiddetto processo giudaico a Gesù contenga ben 27 errori giudiziali, mentre Ratzinger nella famosa ricerca su Gesù di Nazareth afferma che più che di processi si debba essere trattato di due interrogatori, quello giudaico prima, quello romano poi.

I Vangeli ci narrano che il Nazareno fu portato di notte davanti al Sinedrio, il quale era composto di ben 71 membri tra sacerdoti, scribi, anziani, presidente e vicepresidente. Esso era l’organo preposto alla amministrazione della giustizia, alla dichiarazione di guerra, alla interdizione di una città e anche al sentenziare pene di morte, cosa questa che poteva essere fatta solo riunendosi in una specifica sala, detta delle pietre squadrate. Al sinedrio – ha spiegato il professor Casciani – era vietato fare udienze notturne, di sabato o alla vigilia di una festa, e prima dell’alba. Oltretutto prima di emettere la sentenza il sinedrio doveva ascoltare almeno due testimoni per informarsi della veridicità dell’accaduto. Tutto questo per Gesù non avvenne!

Siccome poi l’imperatore romano, dopo la conquista della Palestina, aveva tolto lo ius glaudi, ossia il diritto di commisurare pene capitali ai giudei, in caso di messa a morte del condannato si doveva procedere ad un secondo processo tenutosi nel pretorio romano. Così è stato fatto anche per Gesù, solo che – ha sottolineato Casciani – tra i due processi dovevano trascorrere almeno cinque giorni e non si doveva cambiare capo d’accusa. Tutto questo per Gesù non avvenne! Si svolse tutto in un brevissimo lasso di tempo e le accuse giudaiche di aver bestemmiato, essendosi proclamato figlio di Dio, e di aver espresso la volontà di distruggere il Tempio di Gerusalemme, davanti a Ponzio Pilato, si trasformano in una sola accusa: l’essersi fatto re dei Giudei.

Perché è accaduto tutto questo? Il conoscere l’esattezza di come si sono svolti i fatti quale contributo può apportare alla fede del credente? Queste sono state solo alcune delle molteplici interessanti questioni che la conferenza del professore di religione reatino ha saputo suscitare in coloro che hanno partecipato. Secondo Casciani diverse devono essere considerate le motivazioni che hanno portato alla decisione di uccidere Gesù. Di sicuro non è bene trascurare i vari giochi di potere che la predicazione e lo stile di Gesù, se accolti, sarebbero andati a scardinare. Dall’altro lato, però, pensandola più positivamente, si potrebbe sostenere che i sacerdoti volessero vedere da parte del Nazareno il compiersi di un fatto straordinario per poter credere che lui fosse veramente il Messia, dato che molteplici persone a quel tempo affermavano di esserlo e non potevano bastare loro i miracoli che egli aveva compiuto.

Di sicuro, quella data a Gesù di Nazareth, è stata una morte tremenda e crudele poiché si voleva che fosse esemplare per tutti. E la specificità storica di questa morte, raccontata dagli evangelisti non con i criteri di una biografia, consiste nell’essere stata determinata da un processo “sui generis”, da una condanna ingiusta e da un’esecuzione violenta.

Nel processo compiuto a Gesù – ha sottolineato Massimo Casciani – è inoltre possibile ritrovare gli stessi elementi e personaggi che spesso compongono i processi di tutti i tempi, da Socrate ai giorni nostri, come, per esempio, i falsi testimoni e la folla, la quale accusa e condanna, cambiando parere con estrema facilità.

Ma cosa dice all’uomo di oggi l’evento del doppio processo a Gesù? Esso, secondo Casciani, rimane per tutta l’umanità l’incredibile testimonianza di un Dio che vuole salvare l’essere umano divenendo egli stesso l’uomo “peggiore” di tutti, facendosi uno “zerbino” per portare ognuno di noi ad essere un vero “tappeto volante”.

L’iniziativa fa parte del ciclo “Passaggio attraverso la Passione” promosso dalla Confraternita degli Artisti, dalla Confraternita di Misericordia di Rieti, dal Gruppo di Donatori di Sangue Fratres di Rieti e dal Consorzio Storico Culturale Reate Antiqua Civitas.