Il 10 giugno in nell’Aula consiliare del Comune di Rieti, alle ore 17, avrà luogo una iniziativa pubblica di presentazione della campagna referendaria per l’abrogazione di alcune parti della riforma della scuola.
Sono insegnanti, studenti, genitori, lavoratori della scuola «i promotori dei quattro quesiti del referendum sulla scuola per abrogare il peggio della legge conosciuta come “buona scuola”… che però è buona solo per la propaganda. Abbiamo portato nelle piazze centinaia di migliaia di persone, protestato, dialogato, presentato proposte per cambiare questa legge sbagliata, che rischia di riportare indietro la scuola italiana, quando invece è chiaro a tutti che l’istruzione pubblica è la più grande risorsa per il futuro del Paese. Non è servito a niente. Allora abbiamo deciso di fare la cosa più semplicemente democratica: appellarci alla partecipazione popolare».
I temi della proposta referendaria
Primo quesito: abrogazione dei finanziamenti privati alle singole scuole, incremento per le statali.
Se vince il Sì ogni donazione da parte dei cittadini confluisce solo all’interno del sistema d’istruzione nazionale statale, redistribuendo le risorse tra zone ricche e povere e scuole che ne hanno più o meno bisogno. Si eviterà così la creazione di scuole di élites e di scuole-ghetto e il prevedibile sbilanciamento a favore delle scuole private, in modo da garantire il diritto allo studio a tutti.
Secondo quesito: abrogazione del potere dei presidi di scegliere e confermare (o meno) i docenti.
Se vince il Sì il dirigente scolastico non potrà più, a sua discrezione, scegliere e confermare o mandar via dopo tre anni i docenti. Gli incarichi tornano a essere assegnati dagli uffici scolastici regionali, con criteri oggettivi e senza il ricatto della scadenza, eliminando il rischio di gestione clientelare (in Italia poi…) delle assunzioni, e di limitazione della libertà d’insegnamento: il preside non potrà condizionare i docenti.
Terzo quesito: abrogazione dell’obbligo di minimo 200-400 ore di alternanza scuola-lavoro.
Se vince il Sì viene abrogato il limite minimo fissato per legge di 400-200 ore in azienda (istituti tecnici e professionali e licei) di alternanza scuola-lavoro. Potranno così decidere le singole scuole quando, dove e come pianificare esperienze professionali coerenti con gli obiettivi del proprio Piano di Offerta Formativa, evitando di perdere ore di lezione anche in assenza di esperienze di lavoro formative, solo per ottemperare a una formalità.
Quarto quesito: abrogazione del potere del preside di scegliere arbitrariamente i docenti da premiare.
Se vince il Sì viene abrogato il potere del dirigente scolastico di scegliere i docenti a cui dispensare discrezionalmente il premio salariale per presunto “merito” (con tutti i rischi clientelari che non facciamo fatica a immaginare). Il comitato di valutazione torna composto dai docenti e dal dirigente, non deve più identificare nessun “criterio per la valorizzazione” e si limita a esprimere parere sul periodo di prova dei neo-assunti. Il fondo annuale da 200 milioni si conferma salario accessorio per valorizzare tutti i docenti, precari inclusi, ed è inserito nella contrattazione integrativa nazionale e di scuola.