Con la riscoperta moderna della dimensione storica, il pensiero cristiano è tornato ad interessarsi non solo del “fondamento”, ma anche dello “svolgimento” della salvezza. Ne è scaturita quella che si chiama la “cristologia narrativa”, cioè una conoscenza di Cristo che segue da vicino l’evolversi della salvezza e della rivelazione di Dio nella vita di Gesù. Di colpo, gli avvenimenti concreti della storia di Cristo riacquistano un’importanza fondamentale.
Naturalmente, nell’accostarci ai misteri di Cristo non possiamo fare leva tanto sulla “carne”, o sulla lettera, quanto sullo “Spirito”, perché è nel Signore risorto, nel Kyrios vivente secondo lo Spirito, che noi possiamo entrare in contatto vivo con i suoi misteri. Diversamente, questi resterebbero inesorabilmente fatti “passati”, semplici memorie da celebrare – direbbe S. Agostino – “a modo di anniversario, non di mistero” (S. Agostino, Lettera 55). E l’Apostolo Paolo: “Se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,16-17). “Contemporanei” di Cristo, presenti ai suoi misteri, non si diventa grazie alla storia, e tanto meno grazie all’immaginazione, ma solo grazie alla fede.
Un concetto importante da ricordare è che il Nuovo Testamento è nato nella Chiesa e per la Chiesa. I fatti narrati nel Vangelo e in tutto il Nuovo Testamento sono perciò, nella loro stessa origine, “ecclesiali”, cioè destinati all’edificazione della fede della Chiesa, messi per iscritto per rispondere ai suoi bisogni, per fornirle indicazioni e modelli. Come dire che l’applicazione dei misteri di Cristo alla vita della Chiesa non è qualcosa di arbitrario e aggiunto, ma, in un certo senso, qualcosa di costitutivo.
Un altro criterio importante è quello che i Padri esprimevano con l’equazione “Ecclesia vel anima”, la Chiesa ovvero l’anima. Ossia, tutto quello che nella Scrittura si dice universalmente della Chiesa, si deve applicare anche personalmente a ogni singolo credente. Ecco un esempio di questa applicazione, in chiave personale e morale, tratto da S. Agostino: “Cristo ha patito; moriamo al peccato. Cristo è risuscitato; viviamo per Dio. Cristo è passato da questo mondo al Padre; non si attacchi qui il nostro cuore, ma lo segua nelle cose di lassù. Il nostro Capo fu appeso sul legno; crocifiggiamo in noi la concupiscenza del mondo. Giacque nel sepolcro; sepolti con lui dimentichiamo le cose passate. Siede in cielo; trasferiamo i nostri desideri alle cose supreme. Dovrà venire come giudice; non lasciamoci aggiogare con i non credenti. Egli risusciterà anche i corpi dei morti; al corpo destinato a mutare procuriamo meriti, mutando mentalità” (Discorso 229d).
Lo Spirito Santo più che fare cose nuove, fa nuove tutte le cose. Solo lui ci può permettere di fare nostra la bella frase di S. Ambrogio: “Tu, o Cristo, ti mostri a me faccia a faccia. Io ti incontro nei tuoi misteri!”.
(da: I misteri di Cristo nella vita della Chiesa)
Per gentile concessione della casa editrice Ancora.