Guardare ai Servizi

A Rieti i Servizi Sociali non sono mai esenti da polemiche, ma nell’ultimo periodo sono rientrati un po’ al centro dell’attenzione. Dentro e fuori dai social network si discute molto attorno all’affidamento dei progetti alle associazioni e ai meccanismi secondo cui si ha diritto a ricevere assistenza.

Abbiamo incontrato l’assessore Mariantoni all’interno dello Spazio Famiglia inaugurato dall’amministrazione comunale qualche settimana fa.

Assessore, facciamo il punto della situazione…

Sono accadute tante cose. Abbiamo investito molte energie e molto impegno su questa struttura. Lo Spazio Famiglia è un luogo che mancava, un luogo di incontro, informazione, formazione dedicato a tutte le esigenze della famiglia: dai bambini ai più anziani. Abbiamo cominciato intercettando le associazioni più pronte a sperimentare e a presentare progetti innovativi per questo tipo di servizio. Le risposte sono state importanti e di alta qualità. Quindi subito dopo la chiusura delle scuole abbiamo avviato dei laboratori affidando l’intera progettazione, fino a fine anno, al Teatro Alchemico. Risposte importantissime si sono avute dall’utenza. Ci siamo accorti di quanto ci fosse necessità, soprattutto nelle periferie di servizi di questo tipo. Pensiamo che questa sia la strada giusta, pensiamo che siano i servizi a dover andare verso il cittadino, e non il contrario. I risultati della sperimentazione ci danno ragione. Le risposte arrivano non solo dai bambini, ma anche da parte delle famiglie e addirittura degli adolescenti, che per definizione sono i più difficili da raggiungere.

A proposito di periferie: dopo Quattro Strade un progetto è stato attivato a Villa Reatina. Il prossimo passo sono le frazioni?

Sì, l’idea è proprio quella di portare i servizi attorno alla città. Il successo a Quattro Strade ci ha spinto ad allargare questo tipo di esperienze alla zona di Campoloniano – Villa Reatina. Per il momento abbiamo attivato un progetto per i due mesi estivi. Poi vedremo che possibilità abbiamo, anche economiche, per poter portare avanti le cose. Intanto era opportuno sperimentare anche altrove. Di conseguenza abbiamo dato l’incarico a Post-Tribù – arrivata seconda nella nostra graduatoria – facendo in questo modo lavorare le associazioni.

A proposito: è da qualche anno che le amministrazioni comunali esternalizzano i servizi affidandoli al terzo settore. Viene domandarsi il perché…

Io non parlerei di esternalizzazione, è una definizione sbagliata. Prendiamo ad esempio lo Spazio Famiglia: i coordinatori sono dipendenti comunali. Quindi abbiamo il pieno controllo di quello che accade e manteniamo un monitoraggio costante. Abbiamo affidato al Teatro Alchemico e a Post-Tribù le esperienze laboratoriali, ma rimane in capo al Comune l’intera gestione dello Spazio Famiglia. Mi chiedevi perché le associazioni? Beh, io vengo da una riunione avuta giovedì scorso con l’Assessore regionale Visini. La Regione stessa ribadisce la grande opportunità che dà il mondo del terzo settore per lo sviluppo dei servizi. Le associazioni dotate di un curriculum importante portano alla città e ai servizi un patrimonio inestimabile di esperienza e di cultura. Non possiamo prescindere da questo. È una risorsa di tutti ed è una risorsa “low cost”. In un momento in cui si taglia tutto è una presenza fondamentale. Quello con le associazioni è un contatto che io ho voluto sin dai primi giorni. I cittadini vanno coinvolti nei servizi, e i cittadini sono rappresentati dalle associazioni. Non ho intenzione di rinunciare a questa risorsa. Quello che stiamo cercando di fare è di far lavorare tante associazioni. Anche perché queste sono spesso capaci di coinvolgersi e mettersi in rete per presentare progetti innovativi. Non vogliamo offrire solo i classici servizi, quelli che ormai offrono anche i privati. Vogliamo fare servizi di qualità che possano spingere al coinvolgimento diretto dei cittadini. Sono i cittadini che vengono e chiedono: perché non fate questo, perché non quest’altro. L’input che arriva dai cittadini dev’essere preso subito in considerazione. È in questo modo che giovedì riusciremo ad aprire una sezione dedicata agli adolescenti. Dicevano che sono come pesci che sgusciano. In questo modo li abbiamo intercettati.

E l’assistenzialismo? I fatti degli scorsi giorni hanno sollevato qualche discussione. È vero che basta l’autocertificazione per chiedere assistenza ai Servizi Sociali?

L’assistenzialismo è una cultura che abbiamo trovato e stiamo cercando di combattere. I cittadini sono poco abituati a chiedere servizi e molto a chiedere assistenza. Purtroppo ci troviamo ad affrontare anche le conseguenze di quello che è accaduto in precedenza: ne prendiamo atto ed andiamo avanti. Abbiamo ovviamente necessità di riorganizzarci come ufficio. Rispetto all’autocertificazione: è una cosa di legge. I nostri utenti autocertificano l’Isee tramite la dichiarazione che fanno al Caf. Noi le verifiche le facciamo abbastanza puntualmente e in modo sistematico, però se un utente dichiara il falso non sono i nostri uffici a dover indagare. I nostri assistenti sociali fanno le loro prese in carico, le loro valutazioni, le visite domiciliari, tutta una serie di cose rientrano nel servizio professionale, però si limitano a questo: non sono la Guardia di Finanza. Noi abbiamo coinvolto la Finanza dentro i nostri servizi di erogazione per cui adesso si sta valutando una serie di cose. Ma io vorrei evitare la guerra su questi elementi. Quello che mi interessa è erogare servizi. A chi continua a battibeccare io dico “basta, sto fuori”. Non voglio essere più coinvolta in discorsi di questo tipo, voglio andare avanti, voglio mettermi alla prova. E se domani i cittadini diranno “non è stata brava”, vorrà dire che tornerò al mio lavoro.