Grecia: il popolo soffre la crisi

La Chiesa cattolica in prima linea nel portare solidarietà concreta. La testimonianza dell’esarca apostolico monsignor Dimitrios Salachas che denuncia gravi difficoltà nel mantenere in funzione le strutture di assistenza. La speranza «che da questa crisi possano nascere stili di vita più equi e sostenibili che diano prospettive al futuro dei giovani». Domenica la Troika riprende i colloqui con il governo ellenico per nuovi finanziamenti mentre nelle piazze dilaga la protesta.

La Grecia tenta di risalire la china, di mettere la crisi all’angolo sperando così di ottenere ancora credito dai finanziatori che hanno fino ad oggi erogato pacchetti di aiuti per un totale di 240 miliardi di euro. Sostenuta anche da una eccezionale stagione turistica, Atene stima che tra il 2015 e il 2016, il Paese avrà un buco di bilancio “ben al di sotto” del 2% del Pil, con un’economia ancora in calo quest’anno del 3,8% ma in risalita +0,6% nel 2014. Numeri che arrivano a pochi giorni dalla ripresa dei colloqui, previsti a partire da domenica, con i finanziatori internazionali, la cosiddetta Troika (composta da Bce Ue e Fmi), e con i quali la Grecia cerca di evitare altre misure di austerità. In ballo, ora, ci sono altri 10 miliardi di euro di finanziamenti. Uscire dalla recessione non sarà facile: basti vedere gli ultimi dati rilasciati dall’Ufficio di Statistica, Elstat, che hanno rilevato che l’ultimo tasso dei senza lavoro ha toccato quota 27,9%. Un dato in continua salita se si confronta con il 27,6% di luglio e con il 24,6% di giugno 2012. All’origine la politica di tagli operata dal Governo del premier Antonis Samaras che sta provocando una vera ondata di scioperi e che da inizio settembre sta paralizzando la pubblica amministrazione greca. Le ultime misure varate dal Governo sono la messa in mobilità di 25mila impiegati statali entro la fine del 2013. In sciopero anche gli insegnanti, i medici ospedalieri, gli avvocati, i dipendenti degli Istituti previdenziali e quelli dell’Ufficio di Collocamento e del trasporto pubblico. Bloccati dalle agitazioni anche i siti archeologici. I custodi protestano contro il licenziamento di 250 dipendenti del ministero della Cultura.

Tante promesse senza risultato.

“Gli scioperi di questi giorni dicono chiaramente che il popolo è disperato. La situazione è tragica, sentiamo tante promesse ma non vediamo risultati. La luce in fondo al tunnel non si scorge”. L’Esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, Dimitrios Salachas non usa mezzi termini. A contatto quotidiano con la gente ne percepisce tutte le difficoltà e la drammaticità di un momento che per il Paese ellenico sembra non avere fine. E lo racconta al Sir: “Le famiglie soffrono. Non sanno come sopravvivere con tutte le spese che hanno da affrontare. Ogni nucleo, ogni singola persona vive quotidianamente l’ansia di dover pagare tasse molto pesanti e non sa come andare avanti”. Il Governo Samaras è nelle mani della Troika, “è questa – dichiara il presule – a decidere e non il Governo. La Troika decide le direttive ed il popolo paga”. Sotto accusa è la drastica politica dei tagli necessaria per ottenere nuovi crediti ma che “impone la restituzione del denaro e quindi provoca ancora debito” ricorda Dimitrios che non nasconde la necessità della riforma dell’amministrazione pubblica. “Era ed è necessaria ma non in modo così radicale senza tenere in giusto conto la vita delle persone e delle loro famiglie. Chi deve pagare questo debito? Il popolo, mentre si scoprono ogni giorno nuovi grossi evasori fiscali”.

Chiesa cattolica a fianco del popolo.

E il popolo non sa come fare. Scende in piazza, manifesta, protesta come in questi giorni, ma poi è costretto a ricorrere ad agenzie e associazioni per trovare aiuto e sostegno concreto. La Chiesa cattolica locale in questa opera di solidarietà è in prima linea e mette a disposizione quel poco che ha e che ottiene dall’estero. Le preoccupazioni non mancano a riguardo. “Come Chiesa cattolica greca – spiega l’esarca – non sappiamo se potremo continuare a mantenere le nostre opere di misericordia come ospedali, case di accoglienza per anziani, case di cura per persone con disabilità, mense, sostegno a migliaia di emigrati e profughi, anche siriani, che ricorrono ai nostri centri per avere aiuto. Ci sono salari da pagare, le spese di gestione e soprattutto le tasse. È sempre più difficile andare avanti”. Tuttavia, aggiunge, “ogni giorno le nostre Chiese e parrocchie, grazie all’aiuto della Caritas Grecia e con il sostegno di Caritas di altri Paesi, cercano di soddisfare le tante richieste di generi alimentari, di vestiario, ma anche di soldi, necessari per pagare bollette, affitti, spese mediche e scolastiche. I mezzi scarseggiano e stanno venendo meno anche quei pochi fondi garantiti in passato dallo Stato”. Una situazione non meno difficile la sta vivendo anche la Chiesa Ortodossa, che, in Grecia, è alla stregua di un ente di Stato, i suoi sacerdoti, infatti, sono impiegati statali e sono pagati. Il taglio dei dipendenti statali, ricorda Dimitrios, “coinvolge anche i sacerdoti ortodossi. Ci sono, però, vescovi che stanno ordinando nuovi presbiteri per non far mancare la presenza pastorale nelle comunità”. Intanto, nell’attesa che la Troika decida nuove misure economiche e che la Grecia dal primo gennaio 2014 cominci il suo semestre di presidenza Ue, il vescovo coltiva la speranza in un futuro migliore. “Non deve mancare questa speranza. Finora abbiamo operato confidando nella Divina Provvidenza, lo facciamo ora ancora di più. Se perdessimo questa speranza e fiducia sarebbe una grande e irrimediabile disgrazia per la Grecia. Spero che da questa crisi possano nascere stili di vita più equi e sostenibili che diano prospettive al futuro dei nostri giovani”.