Giovani e missionari: un passo in basso, uno verso l’esterno e terzo indietro

Si sono svolte il 24 marzo a Cittaducale le iniziative diocesane per celebrare insieme la Giornata dei Missionari Martiri e la Giornata Mondiale della Gioventù.

Tanti i giovani che si sono riuniti a palazzo Dragonetti per vivere l’evento all’insegna dell’invito dell’angelo a Maria: «non temere, hai trovato grazia». Uno slogan che da un lato è suonato come un invito ai ragazzi a prendere in mano con fiducia la propria vita, e dall’altro è stato letto alla luce del valore della testimonianza evangelica, fino al martirio, come radicale fedeltà al proprio battesimo. Dopo l’intensa esperienza a Cracovia di due anni fa e in attesa del prossimo raduno mondiale a Panama, la versione diocesana Giornata mondiale della gioventù è stata vissuta a partire dal pomeriggio attraverso la proiezione del film “Uomini di Dio” di Xavier Beauvois.

Vincitrice del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, nel 2010, la pellicola racconta la storia di otto monaci cistercensi di origine francese, che vivono in Algeria in armonia con i loro fratelli musulmani. Tuttavia, quando un attacco terroristico sconvolge la regione, la pace e tranquillità che caratterizzavano la loro vita sono in procinto di essere cancellate. Man mano che la violenza e il terrore integralista della guerra civile si diffondono nella regione, i monaci si ritrovano davanti ad un bivio: decidere se rimanere o ritornare in Francia. E nonostante anche l’invito delle autorità ad andarsene, i religiosi decidono di restare al loro posto pur di aiutare la popolazione locale, mettendo così in grave pericolo la loro stessa vita per amore di Cristo.

Una testimonianza che ha suscitato profonde riflessioni a margine della proiezione e che è stata raccolta anche dal vescovo Domenico nell’omelia in occasione della veglia celebrata la sera nella cattedrale di Santa Maria del Popolo. La chiesa, che insieme al palazzo vescovile fa da sfondo alla bella piazza di Cittaducale, è stata raggiunta dai giovani con una fiaccolata attraverso le vie del paese, contrappuntata a terra dai nomi dei missionari martiri. L’iniziativa, realizzata dal Servizio diocesano di Pastorale giovanile in collaborazione con il Centro Missionario diocesano, ha compreso, durante la liturgia, la lettura delle storie dei missionari che hanno perso la vita in nome della fede durante lo scorso anno. Un momento intenso, intervallato dall’accensione di cinque candele colorate, una per ogni continente, da parte di alcuni ragazzi. La veglia si è inoltre aperta con una intensa drammatizzazione del destino di tanti cristiani, realizzata da un gruppo di giovanissime ragazze e condotta sulla massima di Tertulliano: «Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani».

Ai giovani, mons Pompili ha rivolto l’invito a conquistare la concretezza dei missionari, che puntano a alleviare la sofferenza di una piccola porzione della terra. Una concretezza che chiama ciascuno a fare tre passi: «un passo in basso», uno «verso l’esterno» e un terzo «indietro». Il primo è quello che compie Maria avvertendo la sua piccolezza di fronte al mistero di Dio e della vita: «se manca questo passo in basso si rischia la vanità e la pretesa». Il passo verso l’esterno è invece il movimento necessario «per tradurre le idee in realtà». Il passo indietro vuol dire «recuperare umiltà e dedizione per arrivare ad una fede non più a parole, ma concreta».

Al termine della liturgia, i giovani hanno liberato in cielo lanterne luminose: un momento emozionante che ha chiuso una bella giornata di fede.