Giornata Mondiale del Malato: la sofferenza condivisa

L’11 febbraio il 20° anniversario dell’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II.

“Un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità”. Lo scriveva vent’anni fa Giovanni Paolo II nella Lettera di istituzione della Giornata Mondiale del Malato, da lui fortemente voluta, che da allora si celebra, ogni anno, l’11 febbraio. Il pontefice sottolineava di considerare “quanto mai opportuno estendere a tutta la Comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni, ha dato frutti pastorali veramente preziosi” e ricordava che la Chiesa “ha sempre avvertito, nel corso dei secoli, il dovere del servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione” e “non cessa di sottolineare l’indole salvifica dell’offerta della sofferenza, che, vissuta in comunione con Cristo, appartiene all’essenza stessa della redenzione”.

Lourdes, simbolo di speranza e di grazia.

La Lettera indicava anche degli scopi ben precisi da raggiungere attraverso la celebrazione della Giornata: prima di tutto “sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi”; in secondo luogo “aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza”. Il papa avvertiva poi la necessità di “coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria” e vedeva la Giornata come occasione di “favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato” senza dimenticare “l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari”. Infine i sacerdoti diocesani e regolari e tutti coloro che vivono ed operano accanto a chi soffre venivano richiamati all’impegno “dell’assistenza religiosa agli infermi”. In un ulteriore passaggio si dava conto anche della scelta della data, giorno della memoria liturgica della Madonna di Lourdes: quest’ultimo, infatti, “santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica”.

“Chinato sulle sofferenze”.

Vent’anni dopo, nel messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 2012, sul tema “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19), Benedetto XVI riprende le riflessioni del suo predecessore sul legame stretto tra la fede cristiana e il sofferente. Il pontefice scrive infatti che “nell’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria testimonianza evangelica, sul’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo per guarirle”. Il papa si sofferma poi sui “sacramenti di guarigione”, cioè sul sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione degli Infermi, che hanno il loro “naturale compimento” nell’Eucaristia.

I “sacramenti di guarigione”.

Nel sacramento della Penitenza, che il Papa definisce “medicina della confessione”, l’esperienza del peccato “non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore che perdona e trasforma”. In questo modo “il momento della sofferenza, nel quale potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione, può trasformarsi in tempo di grazia per rientrare in se stessi e ripensare alla propria vita, riconoscendone errori e fallimenti, sentire la nostalgia dell’abbraccio del Padre”. C’è poi l’Unzione degli Infermi, un sacramento che “merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell’azione pastorale verso i malati”, e non va ritenuto “quasi un sacramento minore rispetto agli altri”, ma anzi un segno “della tenerezza di Dio per chi è nella sofferenza”. “A coloro che, per motivi di salute o di età, non possono recarsi nei luoghi di culto”, va assicurata “la possibilità di accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale”, raccomanda il Papa, secondo il quale “è importante che coloro che prestano la loro delicata opera negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei malati si sentano veri ‘ministri degli infermi’”, anche quando l’Eucaristia è “amministrata e accolta come viatico”.

→ Messaggio di Benedetto XVI per la XX Giornata Mondiale del malato