Chiesa di Rieti

Giornata diocesana dei giovani: nessuno è mai perduto per Dio

A Sant’Agostino un pomeriggio sospeso tra gioco e riflessione nel cuore dei festeggiamenti antoniani. Una giornata pensata per chi si trova sulla soglia della Chiesa e della propria storia, nel segno di Giovanni Battista e di una speranza semplice e chiara: nessuno è mai perduto per Dio

A Sant’Agostino, nel cuore del caldo pomeriggio estivo del 24 giugno, la Giornata diocesana dei Giovani si è fatta luogo di incontro e riflessione. Un appuntamento pensato per quella fascia di persone che oggi più di altre scivola fuori dal perimetro della Chiesa, sospinta dal frastuono dei giorni, da mille richiami e dal peso di domande sospese nell’aria. Qui, nell’alveo del Giugno Antoniano, si è tentato di accendere una fiammella e di lasciarla visibile, come si accende un lume sulla soglia. Questo, in fondo, il senso della caccia al tesoro che ha dato inizio all’iniziativa. Aprire una possibilità di incontro con Gesù, l’evento più prezioso.

La Messa presieduta dal vescovo Vito è stata il cuore e la chiave di lettura di questa giornata. Nell’omelia, vibrante e misurata, è tornata la figura di Giovanni Battista, l’aurora che precede il giorno. Quattrocento anni di silenzio separano l’ultima promessa dei profeti dal vagito di Giovanni, e in quella sospensione si riflette la realtà dei molti che appaiono assenti, eppure mai perduti per Dio. Come l’antico Israele nell’attesa di Elia, come chi cerca ancora la propria strada, ciascuno è portatore di un nome e di una vocazione. Il vescovo lo ha ricordato con parole ferme e accoglienti: «Anche voi, anche i tanti giovani che non sono qui, sono amati dal Signore e chiamati a scoprire la novità che è Gesù, la novità che Dio vuole per la loro vita». E ancora: «Come Giovanni è aurora, Gesù è il giorno. E noi, davanti a Lui che viene e che illumina chi sta nell’ombra e nel deserto, non possiamo che gioire».

La Giornata, ben organizzata dal servizio diocesano di Pastorale giovanile, si è inserita in una scansione più ampia, che nel cuore dei festeggiamenti antoniani unisce e distingue generazioni e stati di vita diversi. Il giorno prima il chiostro aveva accolto la benedizione delle famiglie e dei fidanzati, nuclei e legami posti al centro di una riflessione condivisa. E dopo i giovani, figli e fratelli sospesi sulla soglia di scelte e speranze, oggi è la volta dei più piccoli, dei bambini che crescono nell’alveo di una comunità chiamata ad accoglierli e a custodirne lo slancio.

In questa alternanza di gesti e parole si scorge un disegno preciso: dire a ognuno che è atteso e amato, al di là dei numeri e dei clamori visibili. Come Giovanni nel deserto, come chi cerca e trova la propria voce, è questa la realtà più viva e più necessaria: scoprire che la mano del Signore è posta sulla nostra storia e che ogni piccolo germoglio, anche quando pare invisibile, è già in cammino verso la luce.