Giornata della lebbra: al capezzale della Liberia

La guerra civile ha favorito la risorgenza della malattia. Il mondo non può stare a guardare.

In Liberia si assiste a un fenomeno di risorgenza della lebbra dopo la guerra civile durata 15 anni. La tragicità dei fatti e la concomitante celebrazione della 60ª Giornata mondiale dei malati di lebbra (27 gennaio) sono stati il fulcro del convegno etico-scientifico “Lebbra: flagello o malattia? Profili medico-epidemiologici. Aspetti sociali, politici ed umanitari” che si è tenuto nel pomeriggio di venerdì 25 gennaio, nella Sala della Conciliazione del Palazzo del Laterano a Roma. L’appuntamento è stato organizzato dall’Ambasciata del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Repubblica di Liberia con il Centro per la pastorale della salute del Vicariato di Roma e l’apporto dell’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau, dell’Associazione dermatologi ospedalieri italiani e della Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri. La manifestazione aveva come obiettivo quello di aprire uno squarcio di luce sulla gravissima situazione in cui versa la Liberia, uscita dalla guerra civile, che non dispone di risorse per assicurare standard minimi di assistenza ai propri cittadini. Di qui la campagna di sensibilizzazione e le numerose iniziative di solidarietà messe in campo dall’Ambasciata del Sovrano Ordine Militare di Malta (Smom).

Rompere il circolo vizioso.

L’Ambasciatore dello Smom, avvocato Pierluigi Nardis, ha aperto i lavori ricordando come oggi in Liberia assistiamo sia a un fenomeno di speranza – con la ricostruzione delle infrastrutture, piani di prevenzione e ricerca fattiva di collaborazioni internazionali – sia a un problema grave di carenza di personale medico. In questa direzione è andato l’intervento del ministro della Salute italiano, Renato Balduzzi: “L’unico modo per affrontare efficacemente la piaga della lebbra è consolidare una partnership tra ospedali europei e africani, focalizzando l’attenzione anche sulle malattie tropicali che interagiscono con il morbo di Hansen”. Per il ministro Balduzzi, la diffusione della malattia “interpella la responsabilità di ciascuno di noi, come cittadini del mondo”: “Bisogna rompere il circolo vizioso tra povertà e malattia attraverso la cooperazione allo sviluppo e la capacità di darsi un coordinamento internazionale”. Il ministro ha riconosciuto l’impegno sul campo della Chiesa cattolica che nel mondo gestisce “547 lebbrosari che sono punti di riferimento dai quali non si può prescindere”. Durante il saluto ai partecipanti al convegno, il vescovo ausiliare di Roma mons. Lorenzo Leuzzi, in qualità di delegato per la pastorale della salute, ha ribadito che il tema “tragico” della lebbra deve stare all’attenzione della società mondiale come era anni fa: “La Chiesa di Roma vive questa giornata con una capacità di portare nel cuore di tutti il coinvolgimento sul piano umano e professionale per condividere la sofferenza dei nostri fratelli”. Per il vescovo risulta fondamentale che “sia l’inizio di un cammino verso un coinvolgimento per intervenire sulla soluzione del problema lebbra, perché a Roma ci sono tanti centri di ricerca in campo dermatologico. È necessaria una collaborazione per studiare le azioni da intraprendere”.

No ai pregiudizi.

Il ministro della Salute della Repubblica di Liberia, Walter T. Gwenigale, ha fatto il punto dei protocolli internazionali attivati e delle iniziative di solidarietà lanciate: “I risultati di questa mia visita sono molto positivi. Tanti professionisti sanitari sono pronti ad aiutare il nostro Stato. Lo stesso discorso vale per il Sovrano Ordine di Malta e per le autorità italiane”. Gwenigale, ripercorrendo gli anni della guerra civile, ha raccontato che “il numero dei bambini affetto da lebbra sta aumentando e non abbiamo personale esperto per seguire tutti i casi”. Il problema oggi è quello di essere consci che la lotta sarà ancora lunga e dura, perché la lebbra è un morbo che ogni anno colpisce oltre 230mila malati ufficiali nel mondo ma, a causa dell’emarginazione e dei pregiudizi verso i malati, la cifra reale potrebbe essere quasi il doppio: “La lebbra – ha affermato mons. Andrea Manto, direttore del Centro per la pastorale della salute del Vicariato di Roma – ci fa riflettere sul tema della salute globale e della necessità di una sempre maggiore giustizia che è stata richiamata nei tanti interventi del magistero dei Papi”. Per mons. Manto, la lebbra oltre a ricordarci la corruzione del corpo ci ricorda anche che l’uomo è pronto “ad emarginare ciò che ci ripugna”, e la lebbra è ancora una malattia-stigma per chi ne soffre.