Gerusalemme. Appello del Papa alla moderazione e al dialogo. Patton, “trovare punti di compromesso”

Resta alta la tensione a Gerusalemme dopo gli scontri, con morti e feriti, che hanno fatto seguito all’attentato alla Spianata delle Moschee e alla decisione di Israele di imporre restrizioni e controlli agli ingressi. Papa Francesco, all’Angelus, ha lanciato un appello “alla moderazione e al dialogo”, che segue di pochi giorni quello dei Capi delle Chiese di Gerusalemme. L’auspicio del custode di Terra Santa

“Desidero anzitutto ringraziare il Santo Padre perché ha a cuore la situazione di Gerusalemme. Per dei credenti il suo richiamo alla preghiera è fondamentale perché senza questa ispirazione interiore, che viene da Dio, è difficile che le persone si aprano al dialogo, alla riconciliazione e alla pace”. A dichiararlo al Sir è padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, commentando le parole di Papa Francesco all’Angelus di domenica 22 luglio. Il Pontefice ha lanciato un forte appello alla moderazione e al dialogo.

Queste le sue parole: “Seguo con trepidazione le gravi tensioni e le violenze di questi giorni a Gerusalemme. Sento il bisogno di esprimere un accorato appello alla moderazione e al dialogo. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, affinché

il Signore ispiri a tutti propositi di riconciliazione e di pace”.

“Pregare per la pace – afferma il custode di terra Santa – aiuta chi prega a maturare una coscienza di pace, che porta all’impegno per la pace. Ritengo molto importante anche l’invito alla moderazione e al dialogo”.

“Alla moderazione – spiega padre Patton – per evitare che la tensione e la violenza siano ulteriormente alimentate e al dialogo perché è lo strumento diplomatico, cioè pacifico, che aiuta a trovare punti di consenso e di compromesso che permettano alle parti in causa di uscire in modo onorevole da una situazione molto pericolosa”.

La preoccupazione delle Chiese di Gerusalemme. L’appello di Papa Francesco segue, di pochi giorni, quello dei capi delle Chiese di Gerusalemme (cattolici, ortodossi e protestanti) che lo scorso 19 luglio avevano espresso, in una nota, “seria preoccupazione riguardo alla recente escalation di violenza intorno alla Spianata delle Moschee” e condannato “con forza ogni atto di violenza”. Nel loro messaggio i leader religiosi si dicevano “preoccupati per

ogni cambiamento dello Status quo nella Spianata e nella città di Gerusalemme.

Ogni minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe facilmente portare a conseguenze imprevedibili e serie assolutamente sgradite in questo clima presente di tensioni religiose”. Dai capi cristiani anche l’apprezzamento per “il continuo controllo sulla Spianata delle moschee, dei luoghi santi di Gerusalemme e della Terra Santa da parte del Regno Hashemita di Giordania che garantisce a tutti i musulmani il libero accesso e la possibilità di pregare alla moschea di Al Aqsa secondo lo Status quo. Rinnoviamo il nostro appello affinché lo storico Status quo che governa questi siti sia totalmente rispettato per la pace e la riconciliazione di tutta la comunità e preghiamo per una giusta e durevole pace in tutta la regione e per tutti i suoi popoli”.

(Foto: AFP/SIR)

Resta la tensione. Intanto la tensione sembra non allentarsi dopo le restrizioni imposte da Israele agli ingressi alla Spianata delle moschee. Tre i palestinesi morti negli scontri a Gerusalemme e tre quelli israeliani, accoltellati nella colonia di Halamish, nei pressi di Ramallah, in Cisgiordania. Secondo quanto riportato dai media israeliani, i servizi segreti israeliani e l’esercito hanno arrestato in Cisgiordania 25 membri di Hamas, movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. A sua volta la Lega Araba ha accusato Israele di “giocare col fuoco” e, imponendo nuove misure di sicurezza per l’accesso alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, di voler provocare una “grave crisi con il mondo arabo e musulmano”.

Per il segretario della Lega Araba, Ahmed Abul Gheit, “Al-Qods (Gerusalemme, ndr) è una linea rossa. Nessun arabo, nessun musulmano accetterà che si porti pregiudizio”.

Non si è fatta attendere la risposta del presidente palestinese, Abu Mazen, che ha affermato che saranno congelati i contatti a tutti i livelli con Israele. A risentirne sarà anche la collaborazione tra palestinesi e israeliani sul piano della sicurezza interna. Tensione, infine, anche in Giordania, ad Amman, dove è stata attaccata l’ambasciata israeliana. Il quotidiano giordano AlGhad riferisce che un attentatore, un giovane di 17 anni, sarebbe rimasto ucciso dopo aver ferito al petto con un coltello un cittadino israeliano all’interno della rappresentanza diplomatica.