Funambolo edizioni: le possibilità del libro

Quando si pensa alle attività produttive, nel reatino ci si concentra soprattutto su quelle artigiane ed industriali, oppure sull’indotto turistico e sull’impresa agricola. Eppure si può fare molto nel campo della cultura e dei beni immateriali. Come nel caso della casa editrice Funambolo. Nasce nel 2014 dall’idea un po’ folle di quattro ragazze – una editor, una traduttrice, una critica letteraria e un’addetta stampa -di voler fare libri sull’arte di strada e narrativa di svago

A oltre un anno dalla fondazione abbiamo incontrato le ragazze della Funambolo Edizioni: Saveria Fagiolo, Antonella Granati e Michela Morelli. Siamo partiti dal Premio Letterario per un’intervista a tutto tondo sul ruolo dell’editore nello scenario attuale e sulle loro novità in libreria: «La novità più importante – spiegano – riguarda l’acquisto dei testi, diversamente dagli anni scorsi. Sicuramente questo implica un risparmio da parte dell’amministratore comunale. Il premio in sé è una vetrina importantissima per la città perché comunque vengono scrittori di un certo calibro. Sembra una tradizione che va portata avanti, anche in questo momento di crisi che giustificata dei cambiamenti».

Passando al mondo editoriale in generale un tema riguarda le case editrici che, a differenza della vostra, si fanno pagare dagli scrittori per pubblicare le loro opere…

È un sistema che non fa bene all’editoria. Nel 2015 sono usciti oltre 60.000 titoli. Sono tantissimi e non vengono considerate le ristampe. Fa male perché in una quantità tale di titoli è difficilissimo andare a scegliere qualcosa di valore. Il lavoro dell’editoria è sempre stato quello di selezionare. L’editoria a pagamento questo non lo permette perché viene pubblicato un po’ di tutto (tanto le spese vengono sostenute dall’autore) E non si preoccupa della promozione del libro, che di solito muore lì. Poi c’è da dire la verità: esistono alcuni testi molto specifici che dal punto di vista dell’editore hanno spese alte, ma ritorni lunghissimi nel tempo. Ci sono opere valide ma rivolte ad una nicchia di pubblico piccolissima. Si può capire che in qualche caso l’editore si faccia pagare, non è la nostra linea, ma la possiamo capire.

A proposito del rapporto con scrittori e lettori, l’editore è più una guida o un compagno dei viaggio?

Con gli scrittori siamo più un compagno di viaggio, accompagnano gli autori alle presentazioni, nella sponsorizzazione e nella fase di editing, entrando sempre in punta di piedi perché non è mai carino sentirsi dire «questa parte non va bene, questa parte è scritta male». Bisogna avere sempre una certa sensibilità e rispetto. Viaggiamo insieme alla ricerca di un prodotto finito che sia anche un prodotto valido. Per quanto riguarda i lettori aspiriamo ad essere una guida. Per qualcuno già lo siamo e compra i nostri libri anche se sono di argomenti diversi perché è già un affezionato di Funambolo come casa editrice. Però c’è tanta strada ancora da fare, anche se la riconoscibilità è forse il faro che ci ha guidato da quando ci siamo costituiti.

Quindi l’editore è un lettore, un ordinatore di testi o più un affabulatore capace di vedere qualsiasi cosa?

Non ci sentiamo affabulatrici, non siamo proprio capaci! Crediamo nel prodotto: quando ne parliamo è perché ci crediamo per prime. Non tentiamo di vendere fumo, ci concentriamo su quelle eccellenze che ci possono caratterizzare.

Possiamo dire allora che l’editore è un lettore molto particolare.

Sì, forse è il primo dei lettori. Quando inizi a fare l’editore alcune letture le devi fare, magari non le avresti fatte altrimenti, quindi ti rimane meno tempo per i libri che ti piacciono di più. L’editore è una sorta di visionario, e quando riesci ad essere visionario ottieni belle soddisfazioni. Anche se il manoscritto che arriva non è perfetto, bisogna saper vedere la potenzialità del testo, si deve andare oltre.

Ma è davvero possibile credere nelle proprie pubblicazioni, avere un’idea e rimanere nel mercato, non restare ai suoi margini se non addirittura fuori?

Bisogna bilanciarsi. Se sei troppo un imprenditore rischi davvero di arrivare a fare editoria a pagamento. Se sei un idealista devi avere un secondo lavoro, devi farlo come passione. Devi trovare il giusto compromesso, non è facile e non siamo sicure di esserci riuscite. Però la domanda che ti devi porre quando arriva un manoscritto è: quanto è vendibile? Sembra brutto, soprattutto per il lettore provetto perché magari nella sua mente non è un prodotto, ma piuttosto un viaggio, un sentimento. È anche un prodotto in realtà, è una cosa dalla quale non si può prescindere. Magari non sarà la prima domanda, prima di tutto deve piacerti e rientrare nelle collane che hai già. Poi però arriva anche la domanda sulla vendibilità dell’opera.

Qui entra in gioco la realtà del mercato italiano. Semplificando si contrappongono un gigante editoriale (Mondadori-Rcs) e piccole case editrici tra cui la vostra. Cosa implica questa situazione e cosa pensate al riguardo?

Ci sono i grandi editore ed è fisiologica una certa concentrazione dei capitali. Abbiamo avuto mille idee che non possiamo realizzare per mancanza di fondi. Il grande colosso che ha soldi da investire può fare cose che il piccolo editore non può permettersi, ma non perché non abbia idee o capacità.

Perciò è possibile crescere ma sempre nell’ambito della propria nicchia…

Sì. Però ci sono delle eccezioni incoraggianti come Minimum Fax che è un po’ il nostro modello. Ha iniziato come piccolissima casa editrice e adesso è una delle più affermate a livello nazionale. Alcune difficoltà le riscontriamo a livello pratico. Le grandi case cercano di non far crescere gli altri. Magari non lo fanno apposta, ma è ciò che accade. Colossi come Mondadori controllano più del 50% del mercato italiano e non sono solo editori ma anche distributori e promotori. Noi per vendere nelle Feltrinelli abbiamo una difficoltà incredibile, siamo gli ultimi ad essere presi in considerazione.

Un’altra contrapposizione tra grandi e piccoli è quella tra narrativa e poesia…

È vera anche la divisione narrativa / poesia: esistono pochissime case che pubblicano poesia con la “p” maiuscola, nonostante il suo ruolo nella storia della letteratura italiana. È poco vendibile, tornando al discorso di prima.

Parliamo adesso delle vostre ultime pubblicazioni. Terminal Text è i libro che state promuovendo in questi giorni, è un libro particolare…

Molto particolare. Innanzitutto questo libro è stato scritto da un docente di critica letteraria della Sapienza, Francesco Muzzioli. Ama cimentarsi in giochi di parole come in questo caso con le allitterazioni. Questa figura non riguarda soltanto la ripetizione di suoni come in “casa – casale – casato” bisogna comunque dare un senso, un significato alle parole che si susseguono. Quindi questo è un romanzo humour scritto interamente con il sistema del allitterazione, c’è un lavoro dietro, uno studio non indifferente. Così particolare che non è per tutti, è lampante, sarebbe da ipocriti dire il contrario. Anche perché non a tutti deve piacere la sperimentazione letteraria, ovviamente. C’è il libro che si legge sotto l’ombrellone e testi come Terminal Text che richiede maggiore impegno.