Finisce il 2012, non finisce la crisi

Viviamo queste ore di attesa del nuovo anno in uno stato di confusione mentale. Siamo tutti elettrizzati in frenetica attesa della fine del 2012, in attesa, poi, di che?

Festeggiamo la fine di un anno triste ed amaro per quasi tutti noi e apriamo le braccia ad un nuovo anno senza certezze. Però siamo felici della fine di un anno e festeggiamo la nascita di un altro a che fine?

Il nuovo anno ci porta una “mini patrimoniale”. Ci porta la Tares, nuova gabella che dal 1° gennaio sostituirà la Tarsu e la Tia e sarà calcolata in base alla grandezza del proprio immobile. E poi ci porta l’aumento dell’Iva e chi sa quante altre imposte e tasse. Forse finiranno per tramortirci.

Quando sarà che qualcuno parlerà seriamente di lavoro, di giustizia sociale, di una sanità “sana”, di vera libertà e di felicità? Che cosa può renderci felici?

Ognuno di noi, in questa situazione di incertezza economico-sociale, ma soprattutto di mancanza di integrità morale, va alla ricerca di un cammino giusto, di “una guida” politica che sappia trovare la giusta strada per condurci fuori dal baratro in cui ci troviamo.

Tutti quelli che rappresentano le forze politiche presenti oggi in Italia ci promettono formule magiche per uscire dalla crisi. Tutti promettono giustizia, lavoro ed equità sociale. Guarda caso sono sempre gli stessi che ci hanno governato e portati sul baratro della recessione economica.

E mentre continuiamo ad approvare o disapprovare i soliti noti non pensiamo mai che sia ora di cambiare i musicanti di questa melodia stonata.

Ho letto un breve augurio di buon 2013 che recita «in attesa di accogliere un sereno 2013, sfogliate tra i vostri pensieri i fotogrammi dell’anno appena trascorso. Immagini ancora nitide di momenti felici e spensierati alternate a foto stropicciate dalla rabbia e ancora umide di pianto: in entrambi i casi qualcosa in noi sarà cambiato».

Tra quelle foto vedo quelle di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro non trova, di chi vive ai margini di una società che si suole chiamare civile.

Io voglio celebrare un anno 2013 che sia dedicato al riscatto, per ritrovare una normalità di vita, all’orgoglio di volere una società giusta, libera ed equa. L’augurio che mi sento di fare è che tutti insieme si vada alla ricerca non di una persona o di un soggetto che ci guidi al cambiamento, ma di un progetto in cui ognuno di noi sia rispettato per la dignità che esprime.

Questo è il presupposto per godere la felicità e per dare un senso alla vita.