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Esce “Il Vaticano nella tormenta” di Cesare Catananti

Da oggi nelle librerie un saggio che si basa su documenti inediti dell'Archivio della Gendarmeria Vaticana, che fa luce sugli anni del pontificato di Pio XII

Da oggi nelle librerie un saggio che si basa su documenti inediti dell’Archivio della Gendarmeria Vaticana, che fa luce sugli anni del pontificato di Pio XII.

Quali furono i reali rapporti tra i vertici vaticani e i vertici del regime fascista? Quale la posizione della Chiesa a proposito della politica estera del regime? Quali le pressioni subite e respinte da parte delle potenze in conflitto?

Dalla Prefazione di Andrea Riccardi: “L’ombra dei “silenzi” si è sempre allungata sulla figura di papa Pacelli. Ma in che condizioni operò Pio XII? Qual era la realtà del Vaticano in tempo di guerra? Non si può rispondere alle domande sul comportamento di papa Pacelli durante il secondo conflitto mondiale senza considerare quali fossero i limiti posti al suo agire. Questo libro, fondato sull’archivio della Gendarmeria Pontificia (ma non solamente), esamina con attenzione e in modo documentato quale fosse lo “spazio” del papa durante la Seconda guerra mondiale e nei nove mesi di occupazione nazista di Roma.

È un saggio di storia “materiale”, importante anche perché il dibattito storiografico si è troppo allontanato dalla realtà. Pio XII è nel cuore della “tormenta”, protetto dalle fragili mura vaticane, che sono tanto poco capaci di difenderlo dalle infiltrazioni delle spie, dalle connessioni con il mondo fascista, da un’eventuale violenza contro la sua persona e i suoi collaboratori. Si può dire che il Vaticano sia in ostaggio del governo fascista e, soprattutto nei mesi dell’occupazione, dei nazisti”.

Tra i numerosi argomenti proposti nel libro, troviamo:

il controllo esercitato dalla polizia segreta fascista, grazie all’impiego di numerosi e insospettabili informatori, su ogni singolo personaggio presente in Vaticano;
le divisioni interne alle più alte gerarchie ecclesiastiche nei confronti del regima fascista;

l’azione svolta per proteggere le delegazioni diplomatiche dei Paesi alleati, che si rifugiarono in Vaticano, dove svolsero azione d’intelligence e di protezione dei prigionieri di guerra in fuga dai campi fascisti e nazisti;

il ruolo svolto da Giovanni Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato e futuro papa Paolo VI, nel mediare tra le diverse anime del Vaticano, mantenendo sostanzialmente un orientamento filo-alleato. Un atteggiamento che infastidiva molto Mussolini;

il piano di Hitler per rapire Pio XII e delle contromisure studiate dalla Gendarmeria, compresa la determinazione a difendere fino alle morte la “sacra persona” di Pio XII per far conoscere al mondo l’aggressione nazi-fascista;

l’ambiguità di alcune posizioni alleate, compresa la “caduta” di alcune bombe anche sul Vaticano;

i limiti d’azione della macchina vaticana e di Pio XII stesso, pronto al sacrificio personale, ma forse non al coinvolgimento della Chiesa in una “guerra aperta” alle forze dell’Asse.