«Ecco la tua madre!»

L’8 marzo del 2003 san Giovanni Paolo II annunciava il tema della XVIII GMG a carattere diocesano che verrà celebrata il 13 aprile dello stesso. Ancora una volta è il vangelo di Giovanni, e in particolare il versetto 27 del capitolo 19, ad essere il centro della riflessione sviluppata dal Pontefice: “Ecco la tua madre” (Gv 19,27).

Poche parole per esprimere molteplici dimensioni che riguardano sia il senso profondo della relazione di Gesù con l’umanità, intesa come insieme di individui portatori di una loro specificità, che il senso profondo della missione stessa di Gesù nella storia e nel mondo, come anche per “dire” il rapporto con Maria, sua madre. Poche parole che parlano di Maria, che sono come uno scrigno che una volta aperto disvela tanti importanti e preziosi tesori che vanno approfonditi, meditati e compresi.

La scelta è anche motivata dal fatto che il 2003 viene indicato come l’Anno del Rosario e la figura di Maria viene subito presentata come quella alla quale Gesù rivolge il suo ultimo pensiero prima di affidarsi completamente al Padre, Maria quindi all’inizio e al termine della vita terrena del Salvatore, Egli, nascendo, si ritrova nelle mani di Maria, abbracciato e stretto al suo seno, e alla sua morte la consegna alla mani e all’abbraccio di Giovanni, chiedendo all’apostolo amato di custodirla e proteggerla, simbolo e metafora della custodia e della protezione degli apostoli e dei loro successori della Chiesa, popolo di Dio.

Si tratta di un episodio davvero significativo, quello sintetizzato nel versetto preso in esame, perché «Sono le ultime parole del Redentore, che assumono perciò un carattere solenne e costituiscono come il suo testamento spirituale».

Maria è madre del Figlio di Dio, lo concepisce e lo segue per l’intera sua esistenza, Maria, ai piedi della Croce «diventa Madre degli uomini negli ultimi momenti della vita del Figlio Gesù. Lei, che è senza peccato, al Calvario “conosce” nel proprio essere la sofferenza del peccato, che il Figlio prende su di sé per salvare gli uomini. Ai piedi della Croce su cui sta morendo Colui che ha concepito con il “sì” dell’Annunciazione, Maria riceve da Lui quasi una “seconda annunciazione”: “Donna, ecco il tuo figlio!”» (Gv 19,26).

Nel messaggio il Pontefice sottolinea almeno altre due analogie nelle quali intende coinvolgere direttamente i giovani, soprattutto in riferimento alle esperienze difficili e dolorose che in ogni caso la vita pone nel cammino di tutti: «Sappiate però che nei momenti difficili, che non mancano nella vita di ognuno, non siete soli: come a Giovanni ai piedi della Croce, Gesù dona anche a voi sua Madre, perché vi conforti con la sua tenerezza» e ancora «Il Vangelo dice poi che “da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,27) (…) Oggi è a voi che Cristo chiede espressamente di prendere Maria “nella vostra casa”, di accoglierla “tra i vostri beni” per imparare da Lei».

Il messaggio si arricchisce quindi dell’esortazione all’accoglienza e anche di un elemento fortemente evocativo, il motto di san Giovanni Paolo II: “Totus tuus”, riferimento con il quale il santo Papa volle trasmettere ai giovani l’esperienza costante della presenza di Maria nella sua vita. Nella parte finale del messaggio ai giovani, è ricordata l’essenza stessa del cristianesimo, il fatto di credere, vivere e sperare in una persona concreta, Gesù, non quindi un’idea astratta, un’opinione o parole vane, ma nel Figlio di Dio che la stessa Maria ha donato e continua a donare a tutti.