Rieti: e se la Giunta cadesse sull’alberghiero?

Sebastiani: «La costruzione del nuovo Istituto alberghiero nella zona di Fonte Cottorella potrebbe nascondere diverse insidie…»

Uno dei problemi che da tempo occupano il dibattito cittadino è l’edificazione del nuovo Istituto Alberghiero. Nei progetti della Provincia, l’immobile dovrebbe essere costruito nell’area in cui già si trova il convitto della scuola, sulla Salaria, nei pressi di Fonte Cottorella. I lavori sono stati finanziati dalla Regione Lazio con 4,5 milioni di euro, ma il loro avvio richiede varianti al piano urbanistico da parte del Comune di Rieti. Si tratta di modifiche su cui, da più parti, vengono sollevati problemi e perplessità. Per capire qualcosa in più della situazione abbiamo provato ad avere “qualche notizia dall’interno” parlando del progetto con il consigliere di opposizione Andrea Sebastiani, che fa parte della commissione Lavori Pubblici e Urbanistica.

Proviamo a riassumere brevemente la faccenda?

È un percorso complesso in cui tante problematiche si intrecciano. La nuova scuola dovrebbe sorgere davanti alla megastruttura già esistente, acquistata dalla Provincia di Rieti e attualmente in parte adibita a convitto per gli studenti. L’edificio in origine avrebbe dovuto essere «una struttura alberghiera a carattere termale in località Fonte Cottorella». Lo si legge nella concessione edilizia rilasciata nel 2000 dal Comune alla società “Edilbeta” del costruttore Antonacci. Nel 2002 l’area viene catalogata a rischio esondazione dal Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) della Regione, entrato in vigore nel 2007. Nonostante questa valutazione, la Provincia ha acquistato il complesso nel 2009.

Fu un buon investimento?

Beh, ricordo bene l’assessore provinciale all’Ambiente Beccarini dichiarare pubblicamente che la Provincia concluse l’affare per “venire in aiuto ad un amico in difficoltà”. Sia vero o meno, il rischio di esondazione nel Pai è scritto in modo chiaro.

La faccenda del rischio esondazione però è controversa. Si dice tutto e il contrario di tutto…

Sì, c’è confusione. Per questo bisogna guardare ai documenti. Ad esempio il parere di ammissibilità idraulica rilasciato dall’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo (Ardis) sul primo stralcio del progetto esecutivo è assai interessante. Spiega che nell’area, compresa nel bacino idrografico del fiume Turano, le quote assolute della piena risultano comprese tra i 385 e 386 m sul livello del mare. Si dice inoltre che tali quote si riferiscono a piene che si verificano ogni 200 anni. Per il Velino addirittura ogni 500. L’edificio dovrebbe sorgere ad una quota di 390 m.

Nessun problema dunque!

Apparentemente. In realtà l’Ardis subordina il rilascio del parere ad una serie di condizioni. In particolare chiede esplicitamente che un atto redatto in forma pubblica la sollevi da ogni responsabilità in caso di inondazione…

“Del doman non v’è certezza”…

Infatti, e ripeto: il parere riguarda solo il primo stralcio. Quelle dell’Ardis si direbbero valutazioni del tutto preliminari. Non a caso l’agenzia si riserva di validare l’intervento, cito testualmente, «con parere idraulico positivo solo dopo la progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di confinamento del plesso in rapporto alla portata massima del Velino». Si può prendere come premessa un giudizio che verrà rilasciato solo a lavori finiti?

Dovrebbe prevalere la prudenza?

Dovrebbe prevalere il buon senso! Eppure la Provincia continua a chiedere le varianti al piano urbanistico. Si fa forte di un “accordo quadro” con il Comune firmato con l’ultima Giunta Emili. È vero che nel documento si parla di provvedere alle varianti urbanistiche necessarie all’edificazione della nuova scuola alberghiera, ma la capacità del testo di vincolare il Comune è tutta da dimostrare. I problemi invece sono chiari, e ce ne sono anche altri…

Per esempio?

Intanto, senza entrare troppo nel tecnico e messi da parte i problemi idrogeologici, di varianti urbanistiche ce ne vorrebbe più d’una. Non solo: per lavorarci il Comune dovrebbe prima approvare un Piano di Protezione Civile rinviato da anni. E superata la burocrazia ci sono i vincoli posti dalla presenza degli impianti Liquigas. Uno studio dell’azienda stabilisce la distanza di sicurezza in circa 170 metri. L’ultimo progetto ne tiene conto, salvo il fatto che si metterebbe in cantiere una scuola senza palestra. E dire che quello che si vuole realizzare è un polo d’eccellenza! La soluzione è chiaramente inammissibile. L’unico modo di dotare di palestra l’istituto sarebbe la costruzione di un altro edificio nello spazio residuo. Questo però è piuttosto compromesso dal punto di vista idrogeologico e fin troppo vicino agli impianti Liquigas.

Ma di fronte a tutti questi problemi, perché si insiste tanto nel voler andare avanti?

Volendo fare una battuta potremmo dire che la Provincia ha venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. In sostanza i lavori per la costruzione della scuola sono stati appaltati troppo in fretta, senza le necessarie – e si direbbe inopportune – varianti al piano urbanistico.

Non procedendo si rischia di perdere i fondi per la scuola?

Qualcuno lo ha detto, ma non è vero. I soldi andrebbero in perenzione, cioè rimarrebbero “parcheggiati” in attesa di essere spesi. L’unica differenza è che se si chiude presto la partita il finanziamento viene erogato subito e per intero. Diversamente la Regione darebbe i fondi a saldo degli stati di avanzamento del cantiere.

Ma allora il nodo qual è?

Il nodo è economico e politico. Se i lavori già appaltati non partono c’è un forte rischio che l’impresa assegnataria dell’appalto chieda un bel po’ di danni alla Provincia. Questo spiega bene la tensione che c’è nella maggioranza in Comune sul tema: l’assessore all’urbanistica Cecilia, e credo anche il Sindaco, sembrano poco disposti a concedere una variante al piano regolatore che molti giudicano quantomeno inopportuna. La vicesindaco Pariboni ed il resto dei consiglieri del Partito Democratico, con qualche sottile distinguo, cercano invece di fare quadrato attorno al Presidente della Provincia e alle scelte fatte dalla sua Amministrazione. Non è per fare la Cassandra, ma il problema è serio e delicato. Non ci sarebbe da stupirsi se su questo cadesse la Giunta.

Intanto i ragazzi dell’alberghiero rimangono senza una sede dignitosa.

Di certo il problema è da risolvere in fretta. Credo che nessuno si voglia opporre alla realizzazione di una nuova scuola. Certamente non io. Soprattutto quando riguarda un comparto ritenuto da tutti strategico per lo sviluppo della città. Ci vuole determinazione, ma anche cautela. Bisogna scegliere, per così dire, un terreno solido, e farsi guidare dalle vere ragioni che muovono a fare le cose. Le scuole non si costruiscono di certo per salvaguardare interessi di parte o fare un favore agli amici!

Ma se non è il caso di procedere in quell’area, non si rischia di lasciare un edificio che magari non sarà un ecomostro, ma comunque prende il sapore della cattedrale nel deserto?

Questo è un problema serio. Ormai il danno è fatto e l’unica strada sensata è valorizzare quanto finora è stato costruito tenendo conto dei vari paletti. Data la proprietà pubblica sarebbe il caso di affrontare il problema in modo aperto. Si potrebbe pensare ad un centro servizi: posto a due passi da Porta Romana aiuterebbe a decongestionare il centro storico dalle auto. Lo dico tanto per dare una idea: occorrerebbe un’ampia discussione pubblica per avere una soluzione condivisa.

One thought on “Rieti: e se la Giunta cadesse sull’alberghiero?”

  1. Riccardo

    Perchè si è dato il permesso a costruire in zona vincolata?
    Perchè la provincia ha acquistato un immobile su cui gravano tali problematiche? Per aiutare un “amico in difficoltà”? Io conosco molte persone in difficoltà, molti sono amici miei, è un requisito sufficiente per avere il sostegno della Provincia?

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