E noi che facciamo?

Il trattato di Lisbona ribadisce che l’Europa si fonda su tre principi democratici: l’uguaglianza democratica, la democrazia rappresentativa e la democrazia partecipata. Inoltre rafforza il significato della dignità umana e della libertà.

Ci dobbiamo chiedere se nella crisi economica finanzia dell’Italia, della Grecia, della Spagna, dell’Irlanda e del Portogallo questi principi siano stati rispettati o no. La Spagna è stata “morbidamente” spinta alle elezioni anticipate. Il popolo greco non ha potuto esprimere la propria sovranità attraverso lo strumento referendario. All’Italia BCE impone ricette dolorose: licenziamenti facili, tagli al bilancio dello Stato, vendita di beni e servizi pubblici, attacco alle pensioni… Viene il dubbio che i diritti sanciti dall’Europa nel trattato di Lisbona abbiano un mero carattere formale, da buttare nel cestino appena arriva l’occasione. O almeno così a noi pare. Da cittadini convinti del primato della democrazia, vediamo scemare i principi enunciati e i valori espressi dalla Comunità Europea in mere imposizioni.

Siamo diventati prigionieri dei mercati e della finanza. La politica ha abdicato al suo ruolo di rappresentanza popolare e ha messo da parte la difesa della democrazia. Vogliamo che la nostra società sia in mano della società di rating, degli analisti, delle banche? Il sistema economico che ci governa sta sprofondando nella follia, penalizza sempre di più i poveri a favore di chi è già ricco. Un sistema fondato sull’arroganza, il profitto, e il potere ormai incompatibile con la Democrazia.

E noi che facciamo?