Chiesa di Rieti

È morto don Lino Marcelli, guida umana e spirituale

È tornato alla Casa del Padre, a 87 anni, don Lino Marcelli. Già parroco della Cattedrale, ha dedicato la sua vita allo studio, all’insegnamento e a un servizio pastorale generoso, sempre disponibile e attento alle persone. Il vescovo, il presbiterio e tutta la Chiesa di Rieti si stringono con intensa gratitudine in preghiera attorno ai familiari. Il rito funebre si terrà in Cattedrale martedì 3 dicembre alle ore 11

Una vita intensa, quella di don Lino, e soprattutto un ministero intenso. A servizio della Chiesa, innanzitutto, ma anche della città, in termini di educazione e cultura.

Non è esagerato dire che con la sua morte se ne va un pezzo di storia della diocesi. Fra il clero reatino ha avuto un ruolo di primo piano, don Lino Marcelli. Formando generazioni di laici con quella capacità critica, il profondo senso storico, l’attenzione alle problematiche sociali, l’acutezza della riflessione teologica, la puntualità analitica, che lo rendevano una mente fina e un attento osservatore, abile ad attirare l’attenzione di chi lo ascoltava – e lo leggeva – verso il succo dei problemi e delle situazioni.

Dal suo paese del Cicolano di cui era nativo giunse a studiare al Seminario reatino, passando poi ad Assisi per il liceo e la teologia, come tanti del clero diocesano. Divenuto prete, fece le prime esperienze come vice parroco a Regina Pacis (il quartiere in cui ha per lungo tempo abitato, nell’appartamento di via Liberato dove era tornato negli ultimi anni da “pensionato”) e seguì gli universitari della Fuci, condividendo con don Lorenzo Chiarinelli gran parte dell’impegno diretto verso la formazione di un laicato maturo, secondo le linee del Concilio Vaticano II di cui fu uno dei più entusiasti attuatori. Con monsignor Chiarinelli diede vita ai primi corsi di teologia per laici, creando quel Centro studi della diocesi intitolato a Giovanni XXIII che avrebbe portato alla nascita di una Scuola di teologia di cui, divenuto vescovo don Lorenzo, avrebbe ereditato la guida. Così come proseguì lui a guidare, in Curia, il coordinamento pastorale, animando i momenti di riflessione e di confronto nella comunità diocesana, a partire dagli annuali convegni pastorali di settembre che cercavano di instradare la Chiesa locale nell’attuazione del Vaticano II.

La scuola teologica sarebbe poi divenuta – quando venne fuori l’esigenza di preparare insegnanti di religione in seguito alla nuova disciplina concordataria – quell’Istituto di Scienze religiose che si volle sempre intitolato a papa Roncalli. Dell’Isr collocato al palazzo del Seminario, don Marcelli fu a lungo direttore, interrompendo solo per alcuni mesi di necessario riposo. Ma riprese appena possibile, con la direzione e con l’insegnamento di storia della Chiesa, lui che aveva una mens storica ben calibrata.

L’insegnamento lo aveva visto per anni impegnato anche nella scuola pubblica, come docente di materie letterarie e latino: in molti ricordano le sue lezioni appassionate al Liceo scientifico “Carlo Jucci”. Poi, andato in pensione dall’insegnamento, si poté dedicare a tempo pieno all’attività pastorale e culturale nella comunità ecclesiale in cui aveva ereditato anche da monsignor Emidio de Sanctis, col quale aveva collaborato anche come canonico penitenziere, la guida della parrocchia della Cattedrale. Parroco di Santa Maria, don Lino è rimasto fino a buona metà dell’episcopato di mons Delio Lucarelli, per poi restare ancora presidente del Capitolo dei canonici.

L’avanzare dell’età e il peggiorare delle condizioni di salute lo avevano reso sempre meno presente in Duomo. Lasciando così spesso muto quell’organo che tanto amava. Per anni ne era quasi sempre lui alle tastiere. La musica sacra lo vedeva appassionato, pur essendo un autodidatta. La schola cantorum Santa Cecilia, che animava le celebrazioni più solenni in Cattedrale, aveva in lui un maestro non solo come direttore, ma come guida umana e spirituale.

Come dimenticare, poi, la forza della sua scrittura? Come nel predicare, così nello scrivere don Lino mostrava una capacità argomentativa che, senza alcuna vis polemica, riusciva ad andare al cuore delle cose. La stampa diocesana si è avvalsa a lungo della sua penna. I commenti e gli editoriali su Frontiera erano attesi e apprezzati. Dell’allora quindicinale cattolico era per la redazione un punto di riferimento. Redazione che, per anni, era solita riunirsi ogni volta a casa sua per programmare il numero successivo, ricevendo preziosi consigli oltre che il contributo di quei suoi articoli che per molti lettori – parecchi lo dicevano – costituivano un irrinunciabile “dissetarsi” a una fonte attesa.

Articoli che Luciano Martini, per lungo tempo direttore della rivista diocesana, ha voluto raccogliere, d’accordo con l’autore che desiderava concludere la sua esistenza vedendoli pubblicati in volume. È riuscito a vederne soltanto le bozze. Proprio in questi giorni si sta competando il lavoro da mandare in stampa, ma purtroppo don Lino non ha fatto in tempo a veder conclusa la pubblicazione. Voleva essere l’omaggio di una diocesi a chi le ha dato tanto. Sarà ormai un omaggio postumo. E, speriamo, il modo migliore per ricordarlo.