Due ali per uno stesso sogno?

La conversazione che ha tenuto Fausto Bertinotti in Cattedrale nel pomeriggio del 17 maggio è stata una preziosa occasione per riprendere uno dei grandi temi che possono “rifondare” un approccio pacato e sereno alla questione di Dio, declinata anche alla luce di una speciale visione filosofica, quella socialista.

Vi è stata una parte del mondo politico di sinistra che, forse, non è stata entusiasta dell’iniziativa promossa da Frontiera e dal Servizio per il Progetto Culturale, perché temeva una “conversione” del Presidente; una parte del mondo cattolico, sempre forse, riteneva che far parlare un uomo con la storia di Bertinotti, a un metro dal seggiolone del Vescovo, la cosiddetta Cattedra, fosse quasi blasfemo; alcuni hanno ritenuto, sempre forse, che porre Dio come alternativa al socialismo fosse un accostamento azzardato e finanche blasfemo.

Ci ha azzeccato solo chi ha avuto l’accortezza di partecipare e sentire dalla viva voce di un uomo nato operaio, cresciuto sindacalista, divenuto politico e che ha concluso la sua carriera come Presidente della Camera dei Deputati, che ha ripercorso in modo puntuale e critico la difficile storia del rapporto tra la religione e l’ideologia o filosofia socialista.

La disamina compiuta da Bertinotti non ha voluto né battezzare il comunismo, né ricoprire con la bandiera rossa la religione o il cristianesimo.

Avere il coraggio di delineare affinità e divergenze tra due grandi esperienze che spesso sono vissute e sono state vissute dalle stesse persone in modo “sofferto” come diceva Togliatti, ha avuto il significato di purificare la memoria, di compiere una catarsi, una revisione critica delle posizioni, di passare al setaccio più di un secolo di storia e di filosofia, di errori e di miopie, anche andando a ripescare quella purezza di pensiero che affonda le sue radici negli scritti paolini e in quelli marxiani.

Il sogno di entrambi i sistemi, che secondo Bertinotti devono dialogare oggi ancor più e ancor meglio che nel passato, è quello di approdare all’eguaglianza di tutti gli uomini, che nella visione religiosa si fonda sull’idea di essere figli di uno stesso Padre e nella visione politica sul fatto di essere portatori di diritti e di doveri in quanto cittadini che vivono in un dato contesto umano e sociale.

L’idea di fondo che anima il settimanale Frontiera e che sostiene l’attività del Servizio diocesano per il Progetto Culturale è quella che vuole alla base del cambiamento politico, sociale ed anche ecclesiale del nostro territorio un pensiero nuovo, che tenga conto delle esperienze passate, ma che sia aperto alle novità, a nuovi laboratori di ricerca.

La ricerca di Dio per i cattolici non può e non deve mai essere data per scontata con troppa facilità, né la sua negazione per chi credente non è.

L’impegno delle comunità cristiane deve essere anche quello di favorire lo scambio di idee, di opinioni, di posizioni sui grandi temi, per rinnovare la società.

Vi sono alcuni incontri che vanno promossi in quaresima, come si è fatto anche lo scorso anno, ma ve ne sono anche che devono essere promossi nel tempo di pasqua, quando soffia un vento nuovo, quello della rinascita.

Possiamo dire che il fine condiviso dalla visione religiosa e da una certa visione politica è certamente quello di liberare l’uomo dall’oppressione e dalla schiavitù, come due ali per volare alto, verso un sogno che potrebbe diventare realtà.