Don Domenico: «Il prete è colui che rende Dio ancora un incontro possibile»

«Il prete è colui che rende Dio ancora un incontro possibile e il suo servizio è diretto solo a facilitare questa possibilità di contatto». È il segno che il vescovo Domenico ha colto nella vita di don Augusto Rampazzo, «che nel suo stile discreto ed arguto ha ovunque è stato reso possibile l’incontro con il Mistero».

Una vita, quella del sacerdote scomparso lo scorso 12 gennaio, che mons. Pompili ha letto alla luce dei Libri di Samuele (1 Sam 3,1-10.19-20) ricordando che «che non esistono tempi d’oro in cui Dio sia a portata di mano, specie quando più duro ed ostinato si fa il cuore dell’uomo».

Ma «anche nei momenti di maggiore aridità, Dio non si sottrae ed invia suoi profeti a rinnovare l’ascolto e a dare la percezione della sua presenza in mezzo al popolo», e al fianco del profeta può ben stare don Augusto, «parte della schiera di coloro che hanno interrotto il silenzio di Dio e hanno facilitato la percezione della sua presenza in mezzo alla gente».

Ripercorrendo la vita del sacerdote, il vescovo ha ricordato la sua l’esperienza a a Capradosso nel 1981, poi a Cittareale dal 1981 al 2003, fino a Borgo San Pietro, «dal 2003 all’altra mattina, quando se ne è andato dopo essersi seduto sul letto prima di venire a celebrare qui in Chiesa».

Un servizio svolto cercando di comprendere il senso della «voce di Dio che lo chiamava», come quando a Cittareale «si trovò ad affrontare i disagi del post terremoto e ad armonizzare la vita della parrocchia con le diverse realtà presenti». Poi l’arrivo a Borgo San Pietro, dove «fu colpito dal profumo di Santa Filippa e si fece convinto che quella personale esperienza fosse una prova della chiamata dall’alto».

Secondo don Domenico, la testimonianza che ci lascia don Augusto, «al di là delle molte opere compiute», resta però quella di aver sempre fatte sue le parole di Samuele: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”. «Gli siamo grati – ha spiegato mons. Pompili – anzitutto, perché nel silenzio e nella discrezione ha coltivato questa particolare attitudine all’ascolto che lo rendeva così prossimo agli altri e nello stesso tempo così orientato alla vita eterna che non ha mai smesso di attendere con cuore vigilante».

Del sacerdote scomparso va dunque colta la «prova della interiorità non ostentata, ma coltivata», dimostrata «nella sua laboriosità e nel suo venire incontro alle sofferenze delle persone».

«Don Augusto si è alzato come ogni mattina per andare a pregare, ma proprio questa coincidenza con questa sua fine improvvisa ci lascia sperare che sia andato direttamente all’incontro tanto atteso. In fondo – ha concluso il vescovo – si è tenuto in disparte ed è uscito di casa, cioè da questa vita con il suo stile sorridente e minuto».

In morte di Don August: scarica l’omelia del vescovo Domenico Pompili