Città e cultura

Dominare la lingua è essere padroni di se stessi. In tanti per il professor Sabatini alla Paroniana

Partecipatissimo e interessante l'incontro con il linguista Francesco Sabatini alla Paroniana. Dal presidente onorario dell’Accademia della Crusca una lezione su "Spazi culturali e lingue per l'individuo di oggi"

Lunedì 25 febbraio, presso la Biblioteca Paroniana, grande successo per il prof. Francesco Sabatini, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, che ha incantato l’attento e numeroso pubblico con una lezione su “Spazi culturali e lingue per l’individuo di oggi”. L’incontro – presentato dal dirigente scolastico del Istituto d’Istruzione Superiore Varrone, Stefania Santarelli e moderato l’assessore alla cultura, Gianfranco Formichetti – ha visto il linguista, filologo e lessicografo delineare una sorta di cosmologia della lingua.

A partire dal corpo

Il punto di partenza è il corpo umano. Perché ciò che ci differenzia dagli animali è proprio il linguaggio articolato: la posizione eretta ha reso possibile l’anatomia alla base della fonetica umana. «L’articolazione delle parole come risultato di questo processo entusiasma» afferma il prof. Sabatini, forte della sua esperienza di incontri nelle scuole con studenti e docenti. Un’entusiasmo necessario perché lo studio del linguaggio è «al centro di tutte le discipline scientifica e umanistiche», il «tema principale di riflessione per la specie umana».

Dentro la scrittura

Il secondo passo fondamentale è stata l’introduzione della scrittura. «Grande svolta culturale e tecnologica per l’umanità», e dalla scrittura nasce la necessità della scuola. E della grammatica. Qui il professore illustra i gradi dell’insegnamento delle lingue: prima lingua (con i necessari approfondimenti letterari), seconda lingua (l’inglese), terza lingua e lingue classiche per finire con linguaggi numerici, grafici e la segnaletica.

Lo studio scientifico della lingua fa capire come siamo fatti

Se oggi si tende ad enfatizzare il ruolo dell’inglese, che però spesso è limitato dall’uso strumentale, l’accento è posto sul importanza dell’italiano: «nella prima lingua è più facile studiare il meccanismo di funzionamento del linguaggio, la metalinguistica». Ciò risulta fondamentale perché «studiare grammatica nella lingua vissuta fa capire il modo di pensare e comunicare». Una serie di esempi illustrano il concetto, collegando ad esempio le forme passiva e attiva alle diverse prospettive sul mondo che il linguaggio permette.

Il riferimento al pensiero porta ad un ulteriore sottolineatura sul corpo e in particolare sul cervello, per cui «il docente di italiano si sente un professore di scienze». Di conseguenza «lo studio scientifico della lingua fa capire come siamo fatti» e questo aumenta il fascino della disciplina. La linguistica è «scienza naturale di sé stessi».

Il tema delle lingue classiche

Il tema delle lingue classiche apre un’altro campo di riflessioni. Lo studio di greco e latino, in calo d’iscrizioni negli ultimi anni, non può essere giustificato dal pur importante patrimonio letterario antico. «Che studiare le lingue antiche serve per capire le lingue moderne è poco detto», ha sottolineato Sabatini. I dati sono incontrovertibili: «2/3 del lessico colto (economico, scientifico, tecnologico ecc.) deriva da greco e latino». Queste lingue (insieme all’ebraico) «hanno strutture per parlare di tutto», sono un vero «pozzo per il linguaggio tecnico scientifico delle lingue moderne».

La lingua è dentro di te e tu sei tra le sue braccia

«Corpo umano e storia delle culture» sono le basi per lo studio e l’insegnamento del linguaggio evidenziate dal prof. Sabatini, che termina il suo intervento con una splendida citazione del poeta Mario Luzi: La lingua è dentro di te e tu sei tra le sue braccia.

Dopo un fragoroso applauso il linguista ha risposto alle tante domande della platea, ad esempio sui nuovi usi dell’italiano e sul tema degli anglismi (che mal gestiti denotano “ignoranza o snobismo”). Il professore, che tiene una rubrica settimanale su Rai 1 (“Pronto soccorso linguistico”), ha anche promesso di tornare nella nostra città. C’è da augurarselo, sarebbe un’occasione preziosissima per prenderci cura del nostro linguaggio, e quindi di noi stessi.