Culture femminili: «le donne chiedono di essere prese sul serio»

La posta in gioco non è il sacerdozio femminile, ma l’apertura di nuovi spazi di partecipazione e valorizzazione della donna all’interno della vita della Chiesa, tutti da studiare. Questo, in sintesi, il messaggio emerso ieri sera dalla quarta sessione dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della cultura che si chiude oggi in Vaticano su “Le culture femminili: uguaglianza e differenza”. Alla Chiesa “le donne non chiedono di comandare, ma di essere riconosciute, ascoltate e prese sul serio”, ha sintetizzato suor Mary Melone, dalla scorsa estate rettore della Pontificia Università Antonianum. Una nomina che ha suscitato sorpresa, a conferma del “paradosso che caratterizza il rapporto donne-Chiesa”. Per la docente Anne-Marie Pelletier, “le donne sono molto presenti nella vita della Chiesa, ma relegate a funzioni poco rilevanti”. Eppure, ha fatto notare suor Melone, il lavoro pastorale loro affidato è “enorme”. Diversi gli interrogativi sollevati dagli interventi di membri e consultori di ogni continente: la Chiesa è credibile nel rapporto uomo-donna? Come affiancare i laici (uomini e donne) nelle loro responsabilità pastorali? Che cosa significa “servizio?”. E ancora: “I sacerdoti si sentono ‘proprietari’ delle parrocchie?”.