Costini: la risposta dell’Assessore Cecilia pare un po’ nervosa

Leggo con attenzione la risposta, un po’ nervosa al dire il vero, dell’ass. Cecilia, rispetto alla questione della permuta avvenuta tra lui e la provincia, di un garage di proprietà dell’ente con un suo locale sito nella caserma dei carabinieri.

Risposta che non fa che confermare l’arroganza del “sig” Cecilia, fino ad oggi famoso per essere stato deportato in giovane età a 4 strade e per la totale incapacità con cui ha svolto l’incarico di assessore prima ai lavori pubblici ed urbanistica, ora solo all’urbanistica. Parla di diffamazione, di pettegolezzi, di aver rovistato nella sua vita pubblica, utilizzando termini a sproposito, facendo lui si affermazioni al limite della calunnia, ed è pertanto necessario chiarire la faccenda, affinché chi legge possa comprendere quanto avvenuto.

Da una televisione locale, e non rovistando nei cassetti di qualcuno, scopro che nel 2011 la provincia, ente pubblico e non soggetto privato, permuta due garage ed una cantina, di sua proprietà, e quindi pubblici, dei cittadini per essere chiari, siti nel palazzo di proprietà dell’assessore, con due locali, più piccoli, posti nella caserma dei carabinieri sita in via Cintia, di proprietà dello stesso assessore.

Essendo io all’epoca consigliere provinciale, e avendo ben chiaro che per alienare un bene pubblico è necessaria una delibera di consiglio, non ricordando di aver mai visto un atto di tal genere, ho ricontrollato la delibera che fu approvata in consiglio su proposta del assessore Antonacci, per vedere se fosse prevista l’alienazione di dette proprietà, non trovandone però traccia. Pertanto i garage permutati sono stati ceduti senza avere i necessari atti amministrativi, cioè non rispettando la legge.

Leggendo la risposta dell’attuale assessore ho pensato ad una “dimenticanza”, magari legata alla necessità di portare a termine rapidamente i lavori di ristrutturazione dell’ex caserma dei carabinieri, ma ho immaginato che, come è d’obbligo quando si vende o si permuta un bene pubblico, fosse presente almeno una stima ufficiale dei beni in oggetto, a garanzia dell’economicità dell’operazione, che ricordiamo quando si tratta di beni pubblici, e non privati, deve risultare vantaggiosa per l’ente stesso in termini di guadagno o di risparmio.

Con estrema sorpresa ho scoperto dall’atto notarile, pubblico e pertanto consultabile da chiunque, che la stima è stata fatta dai due contraenti, cioè il dirigente della provincia e la moglie dell’assessore, che hanno concordato tra loro la congruità economica, convenendo che il valore dei locali permutati era uguale. Nessuna stima ufficiale, nessun parere tecnico. Ancora l’assessore parla di una volontà di esproprio da parte della provincia dei suoi locali, a cui lui si sarebbe opposto, ma non risulta nessuna delibera di esproprio da parte dell’ente.

Pettegolezzo? Dossieraggio? Diffamazione?Avrei rovistato nella sua vita privata? Il “sig.” Cecilia prima di lasciarsi andare a dichiarazioni offensive, dovrebbe ricordarsi che la provincia non è un privato, e pertanto quando si “fanno affari” con un ente pubblico si toccano gli interessi dei cittadini; dovrebbe ricordarsi che un pettegolezzo è quello che riguarda la sfera degli interessi privati, non il denunciare che un bene pubblico è stato venduto senza seguire le regolari procedure; e che diffamazione significa affermare cose false, e nel caso a lui l’onere di dimostrare che quanto è stato dichiarato non risponda a verità, non accampare scuse peregrine.

Capisco che per il “sig” Cecilia è difficile comprendere che la politica non è solo occuparsi di splendide utopie urbanistiche, ma è un processo complesso e globale; ma anche per lui dovrebbe essere chiaro che quando una fazione politica imposta tutta la propria azione sbandierando la propria superiorità etica e morale, quando si amministra, male, in nome della trasparenza e della legalità, quando si accusa quotidianamente il proprio avversario di disonestà ed interessi privati, poi bisogna comportarsi di conseguenza.

Non esiste una presunzione di onestà perché si è di sinistra. E pertanto al di là del valore economico di quanto avvenuto (che ricordiamo ha aumentato discretamente il valore della sua abitazione privata, che oggi è dotata di un garage interno in pieno centro storico) è l’atto in se che è figlio di una concezione privatistica della cosa pubblica che è esecrabile. Chiunque la compia, anche l’amico del guru.