Costini a Cecilia: amministrare vuol dire superare le ideologie personali

Credo di non sorprendere nessuno dicendo che le dichiarazioni dell’assessore Cecilia sul futuro urbanistico della nostra città mi lasciano estremamente perplesso, rappresentando la summa del pressapochismo e di un ideologismo, che rischia di aggravare la già disastrosa situazione economica della nostra città.

Quando l’assessore della Fondazione Varrone afferma che i programmi integrati sono da azzerare, perché in contrasto con la sua visione della città, non sta sconfessando l’operato della vecchia Giunta di centrodestra, o del vecchio assessore, ma la sintesi progettuale delle associazioni imprenditoriali di Rieti, che contribuirono alla concertazione di quella delibera; quando parla di contributi e sgravi da destinare a chi recupererà gli edifici, sta parlando a vanvera, oppure smentendo il sindaco e il resto della Giunta sul deficit di bilancio.

Il massimo lo raggiunge quando afferma che il progetto del nuovo alberghiero è una scelta che non gli appartiene, dimenticando che si tratta di una scelta della Provincia di centrosinistra, cioè della sua coalizione, imposta al Comune.

Amministrare una città significa a volte doversi spogliare delle convinzioni ideologiche personali, e ragionare nell’interesse collettivo, un’arte che si chiama politica, e che pare del tutto sconosciuta all’attuale assessore. E questo a voler guardare l’operato dell’attuale Giunta senza retropensieri, perché altrimenti verrebbe da riflettere e supporre che queste dichiarazioni nascano con altri obiettivi, soprattutto per quanto riguarda le aree ex industriali, anzi l’ex zuccherificio.

Credo che l’assessore Cecilia sappia, o altrimenti è il caso che se lo faccia spiegare, che intervenire in quell’area attraverso il piano regolatore significa permettere alla proprietà (che se non sbaglio è, per gran parte, quella stessa Coop Centro Italia che il sindaco Petrangeli vedrebbe come migliore soluzione per il dramma della Coop ’76) di poter realizzare circa un terzo di cubatura in più di residenziale, e soprattutto di poter costruire il famoso ipermercato, che permetterebbe all’azienda di Terni di diventare di fatto monopolista per il commercio a Rieti.

E se per caso il Consiglio Comunale dovesse, in un sussulto di orgoglio, opporsi a questo progetto, vedremo probabilmente accadere quanto già avvenuto a Campoloniano, con un ricorso al Tar il cui risultato è facilmente prevedibile, ottenendo in definitiva la possibilità di costruire senza controllo. E tutto questo con buona pace dei proponimenti del centrosinistra nella scorsa sindacatura, i proclami circa l’obbligo a dover garantire l’unitarietà urbanistica delle aree ex industriali, la loro multifunzionalità, etc, tutti discorsi evidentemente buoni quando si è all’opposizione un po’ meno quando si governa.

Tutto questo dimostra ancora di più il fallimento della vecchia Giunta di centrodestra, che non ebbe la determinazione di portare a compimento un progetto che avrebbe permesso il rilancio economico della città, rimanendo incartata nelle sue contraddizioni, e nel non comprendere quali dovessero essere le reali priorità amministrative.

Da ultimo l’unica dichiarazione che comprendo fino in fondo è la bocciatura del piano del colore: cosa dovrebbe dire il progettista di largo S. Giorgio, che ha inteso ridipingere a suo gusto un quartiere storico della città? «Dipingiamo le città» dicevano nel ’68 i fratelli maggiori di questi signori, e l’assessore Cecilia li ha presi alla lettera.