Rischiano di diventare inutili gli appelli giornalieri del presidente Giorgio Napolitano e del premier Enrico Letta a non lasciarsi sfuggire alcuna occasione di creare lavoro, se poi gli Enti locali mettono in mezzo mille ostacoli e pongono non pochi cavilli, lasciando naufragare le scarse iniziative che vengono presentate dalle imprese e dalle amministrazioni pubbliche per investire quel poco di denaro ancora disponibile e per creare nuova occupazione, su cui contano centinaia di giovani e di disoccupati, costretti a disagi ed alcuni di loro anche alla povertà. Proprio oggi il premier ha presentato alla stampa il progetto «Destinazione Italia» spiegando che «è un piano di attrazione degli investimenti a cui diamo molta importanza. Ci sarà una consultazione pubblica con soggetti istituzionali e pubblici. E’ importante dare un segno forte al mondo di coloro che sono interessati a fare investimenti economici e finanziari». Da noi sarà il rifiuto?
Il caso di Rieti con i suoi tanti finanziamenti lasciati a marcire come per l’Alberghiero ed il Terminillo ed ora per l’ex Zuccherificio, dopo colossali cascate di chiacchiere, finirà tra le occasioni mancate insieme a tutti gli altri denunciati in Italia? È sperabile di no e che alla fine la saggezza prevalga da parte di coloro che debbono decidere sui programmi operativi, e lo facciano iniziando proprio dal progetto della Coop Centro Italia, oggi fattibile, e delle altre ex aree industriali Montecatini e Snia Viscosa, non ancora pronte, accogliendo le opportunità offerte dal grande progetto di recupero dell’ex fabbrica Maraini, che non sono poche.
I cittadini tenteranno oggi, con una operazione popolare clamorosa e di forte impatto emotivo, quale quella assunta dalla Coop, mai verificatasi in oltre sessant’anni di vita democratica, di riprendersi una parte del potere delegato al Consiglio comunale con le ultime elezioni amministrative. Per ottenere una decisione di competenza municipale su di una iniziativa industriale che tarda a venire, si è costretti a dar vita ad un evento mai accaduto prima, connotato da grande contenuto democratico, perché il riprendersi per poco il potere girato al consiglio comunale da parte del popolo, succede per la prima volta dal giorno della Liberazione.
Se fosse accaduto in passato, sarebbe stato un caso politico di enorme rilievo ed avrebbe rappresentato uno scorno di difficile assorbimento da parte di qualunque uomo politico o partito che lo avesse subito negli anni in cui il comune reatino fu amministrato da grandi ed indimenticabili sindaci tutti socialisti, costruttori dell’acquedotto comunale, della torre civica, un simbolo!, del piano regolatore del ’72, applicato fino a ieri l’altro, del ponte Giovanni XXIII, di viale Matteucci e del PalaCordoni e di tutti gli edifici delle scuole medie e che furono collaboratori leali di coloro che realizzarono il nucleo industriale, il nuovo ospedale De Lellis, il PalaSojurner, quali Giulio de Juliis e Pietro Aloisi. Di tutto questo si meravigliano i cittadini versando la città in una situazione generale di gravissima crisi economica e addirittura disperata per l’assoluta mancanza di lavoro.
Le conseguenze di un esito negativo della proposta Coop sarebbero catastrofiche al di là di tutti gli interessi e toglierebbero ossigeno alla possibile ripresa e di fatto disconoscerebbero l’urgenza di affrontare il grave problema della disoccupazione con il rilancio dell’economia di una città praticamente morta e per ora priva di futuro, specie adesso che si avvicina il confronto diretto e quotidiano con Terni. Dopo che sarà avvenuta l’apertura della superstrada ritenuta a brevissimo, la materializzazione del rischio che sarà palpabile e risulterà quello di vedersi risucchiare le attività imprenditoriali e principalmente il commercio, grazie alla dinamicità degli operatori economici ternani, degli amministratori e della classe dirigente della Città dell’Acciaio, e degli stessi cittadini che mai sopporterebbero, come hanno ampiamente dimostrato in passato, lungaggini, rinvii e meline su problemi vitali per loro stessi e per le loro famiglie, come invece sono costretti da secoli a tollerare i reatini e i sabini.
Il punto è se accettare di diventare, di fatto, un grosso sobborgo ternano a tutto tondo, oppure andare all’incontro con la vicina città, meglio attrezzata di Rieti, iniziando a realizzare un moderno umbilicus, cominciando finalmente ad innovare davvero, partendo dallo sfruttamento di tutte le preziosissime ex aree industriali, come apparirebbe logico fare senza perdere altro tempo prezioso.
È singolare e meraviglia non poco che questa operazione della riacquisizione del potere popolare avvenga nei confronti di una giunta di sinistra per mano di una grande impresa cooperativa quale Coop Centro Italia, nata proprio a sinistra e pencolante ancora in quell’area politica di riferimento. L’azienda di cui tanto si parla è formidabile ed allinea oltre 508 mila soci, vanta 2550 dipendenti, 629 milioni di euro di vendite annue, che si vuol portare a un miliardo, 69 negozi, supermercati e ipermercati, in 6 provincie del Centro: Arezzo, Siena, Perugia, Terni, Rieti, L’Aquila, quasi 800 milioni di euro di prestiti amministrati avuti in affido dai propri soci, segno di grande considerazione e fiducia, che per cercare di impiegare 60 milioni di euro e creare lavoro per oltre 200 maestranze, è costretta ad affiggere centinaia di manifesti intitolati “Ruggine e Futuro”, a spedire 18 mila lettere di invito ai soci, dei quali gestisce risparmi per 12 milioni di euro e ad appellarsi allo Statuto del Comune per cercare di portare in discussione il problema stantio dell’ex zuccherificio innanzi al consiglio comunale, Statuto che all’art. 22 dello stesso, così recita al comma 1: «I cittadini elettori del Comune possono partecipare attivamente alla vita amministrativa del Comune, presentando proposte di deliberazione nuove o di revoca delle precedenti al Consiglio e alla Giunta Comunale, relativamente ai problemi di rilevanza cittadina. La richiesta di deliberazione d’iniziativa popolare deve essere sottoscritta da almeno 800 elettori».
Altre città avrebbero steso un tappeto rosso innanzi alla proposta Coop come è accaduto per le grandi dive al recente Festival cinematografico di Venezia. Qui, invece, Coop rischia la bocciatura! Ed è tutto dire se sarà rimandata ad ottobre!
Così stasera, sabato 20 settembre, dopo lo svolgimento dell’assemblea popolare, il presidente del Consiglio di Sorveglianza Raggi inizierà la raccolta delle firme all’insegna di quel che consente l’art. 22 e dello slogan: “Contiamo a Rieti 19.000 soci: è forse il tempo di far sentire la nostra voce”. Molti banchetti saranno allestiti nel negozio Coop Futura di piazza Angelucci frequentato da migliaia di cittadini ogni giorno, allo scopo di ampliare le adesioni oltre le 800 necessarie.
Nella lettera inviata a tanta folla di cittadini, il presidente Raggi ha tenuto a ricordare che la protesta non è immotivata. «Pensiamo sia opportuno che, dopo i passaggi istituzionali che si sono svolti per ben due anni, sia arrivato il tempo di mobilitare tutte le nostre forze, perché si realizzi un investimento di 60 milioni di euro in grado di creare occupazione per circa 200 unità (e creare 250 posti provvisori nell’edilizia e nell’artigianato locale, necessari a realizzare i cantieri!). Si tratta per noi di offrire a tutta la comunità reatina maggiori servizi, ulteriore convenienza e un fattivo contributo allo sviluppo economico e sociale del territorio, presentando il nostro progetto di centro commerciale e di “Urban Centre”», che è costituito dalla ristrutturazione e conservazione di tutti gli stabili di archeologia industriale dell’ex zuccherificio, della costruzione di strade, piazze, giardini e parcheggi, di edilizia destinata al pubblico ed al privato, secondo l’osservanza delle norme e di ciò che esse consentono e prescrivono.
Sarà una grandissima responsabilità quella che si accolleranno coloro che intrigheranno per vanificare un tale investimento di così grande consistenza e di tanto valore occupazionale, che cerca di recuperare un complesso ormai in malora, chiuso dal 1973, e che prefigura e anticipa le premesse di costruire la nuova Rieti con un programma urbanistico ed architettonico redatto da un grande studio tecnico. Sarebbe davvero grave lasciar morire tutto, senza nemmeno tentare di erigere un segmento di difesa economica nei confronti di Terni che, tra poco sarà a soli 11,50 minuti di distanza da Rieti, e quindi capace di offrire migliori supermercati, più eleganti ed attrezzati negozi, un ospedale affiancato da una facoltà universitaria di medicina e chirurgia, considerato a torto o a ragione “più attraente” del nostro, altre strutture universitarie e scolastiche, formative ed educative, differenti e più qualificati spettacoli, migliori occasioni di rapportarsi con il territorio, quello ternano e reatino insieme, spesso definito da molti, con aria un poco snobistica e con venature di nonchalance, ‘di area vasta’, pensando così di essersi messo a posto la coscienza con il solo accenno a tale raffinata definizione.