Commercio a Rieti: una strage di invisibili

Sarà il frutto della globalizzazione, della mancata regolamentazione di ogni cosa, del laissez fair più frenato dello Stato e delle Amministrazioni locali. Sarà qualcos’altro. Fatto sta che, dentro una democrazia (apparente?), alcuni possono fare e realizzare progetti; altri devono solo subire le conseguenze di scelte scellerate e avallate dalle amministrazioni locali.

Pensiamo al problema locale dei piccoli commercianti, artigiani, agricoltori, allevatori… In tanti oggi chiudono le proprie attività. E diventano invisibili: non urlano, non scioperano, non fanno lotte di classe. Soffrono, chiudono senza rivendicare niente – nell’indifferenza totale – in modo particolare del mondo politico.

Una situazione in cui non solo stiamo perdendo posti di lavoro e anche professionalità acquisita negli anni, ma aumentiamo il disagio di chi non può muoversi da casa – per varie ragioni contingenti – e con la chiusura dei negozi di prossimità perde un punto di riferimento: la garanzia di conoscenza e di solidarietà che si crea nel vicinato.

Intanto gli “invisibili” si danno fuoco, si impiccano, si sparano tra l’indifferenza comune. Perché i nostri amministratori non si pongono il problema di andare verso di loro in questa particolare situazione? Magari creando un’apposita commissione di studio, provando ad escogitare interventi mirati a tamponare il più possibile il problema della chiusura delle attività.

Alcune cause del fenomeno sono note: i prezzi troppo alti dei locali, il credito che non viene elargito, i grandi esercizi commerciali che stanno strozzando i piccoli commercianti di vicinato, le troppe tasse dirette ed indirette. Possibile non si possa fare nulla?

Non possiamo non vergognarci come cittadini, sia laici che cattolici, per tutti gli “invisibili” che in questa fase di recessione soffrono per la perdita di lavoro o per la chiusura delle attività. Non possiamo far finta di niente. Come possiamo non prendere in considerazione i drammi di piccole storie familiari nel chiuso delle mura domestiche?

Gli “invisibili” sono distrutti dalla crisi economica, sono ulteriori precari che si aggiungono alla instabilità generale della nostra società. E li stiamo lasciando soli, senza un segno di riconoscenza per avere avuto il coraggio di rischiare con la propria attività, di aver voluto tirare la carretta senza chiedere niente a nessuno.

Forse ci siamo definitivamente lasciati convincere che il mondo è diviso in buoni e cattivi e che chi perde (e a proprie spese) è tra i cattivi.

Si sentiranno invece sicuramente buoni quelli che dopo essere stati eletti per realizzare vie di uscita dai problemi, passano la maggior parte del tempo nel ricercare le colpe gli uni degli altri. Quanto più senso avrebbero le loro poltrone se almeno in questa fase drammatica per il capoluogo e la Provincia sentissero il grido di dolore degli “invisibili”, invece di sofforcarlo con l’indifferenza, quasi fosse una specie di ronzio fastidioso.

One thought on “Commercio a Rieti: una strage di invisibili”

  1. Paolo

    Diciamolo pure: il Governo Monti è tra i peggiori che si possano ricordare nel dopoguerra.
    Non dobbiamo avere paura di criticare un banchiere spregiudicato

Comments are closed.