Lavoro

Colf e braccianti, si media per l’intesa

Bozza di una norma sulle regolarizzazioni: permesso di 2 o 3 mesi e forfait all'Inps. Ora toccherà al premier Conte decidere se includerla nel decreto di maggio

Alla fine, l’estenuante trattativa fra le forze di governo sulla regolarizzazione di braccianti, colf e badanti ha partorito ieri una bozza, per ora solo ‘tecnica’. Ma adesso dovrà essere trovata un’intesa politica, prima di includere il testo nel decreto ‘maggio’ e portarlo in Consiglio dei ministri. Secondo fonti di maggioranza, l’ipotesi è che – sul punto più avversato da M5s –, si vada verso una proroga di 2 o forse 3 mesi del permesso di soggiorno per i braccianti, ai quali è scaduto il contratto da lavoratori stagionali.

Forfait di 400 euro all’Inps? La cifra totale di potenziali lavoratori regolarizzati è compresa in una forbice molto ampia: stime prudenziali parlano di 3-400mila persone (anziché le 600mila ipotizzate nei giorni scorsi), ma tutto dipenderà da quanti contratti verranno effettivamente stipulati. Un’altra ipotesi, oggetto ancora di confronto, è quella di chiedere ai datori di lavoro, tenuti a versare i contributi all’Inps, un importo unico calcolato a forfait, valutato per ora sui 400 euro.

Il braccio di ferro. Dopo diverse riunioni, nei giorni scorsi, fra le titolari dell’Interno Luciana Lamorgese, dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Iv) e del Lavoro Nunzia Catalfo (M5s) e il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano (Pd), ieri la bozza è stata limata in un incontro fra gli uffici legislativi. L’ipotesi di partenza, caldeggiata da Bellanova e Provenzano, prevedeva una proroga di 6 mesi del permesso di soggiorno per i lavoratori col contratto scaduto o licenziati durante l’emergenza Coronavirus. Ma i 5 stelle si sono opposti: il capo politico Vito Crimi è contrario a una regolarizzazione degli ‘irregolari’ e la ministra 5s Catalfo ha alzato un muro. Così, riunione dopo riunione, si è arrivati al punto di mediazione del testo circolato ieri.

La bozza tecnica. La ratio della norma, si evince dalla bozza, è «di garantire livelli adeguati di tutela della salute», in conseguenza dell’emergenza coronavirus, e di «favorire l’emersione di rapporti di lavoro irregolari». Le disposizioni varrebbero per i settori «agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura » (e attività funzionali alle rispettive filiere) e, ancora, «assistenza alla persone» disabili o affette da patologie e «lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare».

Due, tre o quattro mesi? Uno dei punti della discordia è relativo alla durata della proroga dei permessi di soggiorno. Nella bozza, si legge che «ai cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno» e presenti sul territorio nazionale alla data dell’8 marzo scorso «può essere rilasciato a richiesta, un permesso di soggiorno temporaneo della durata di mesi XX». La durata, dunque, non viene ancora definita proprio perché oggetto di discussioni. Tuttavia, nel paragrafo seguente si aggiunge che in caso di contratto di lavoro subordinato, può essere «convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro della durata minima di mesi quattro o per il periodo di lavoro contrattuale», se superiore a 4 mesi.

La mediazione di Conte. Toccherà adesso ai capi delegazione dei partiti e al premier Giuseppe Conte esaminare il testo e decidere se inserirlo nel decreto maggio, atteso in Cdm nel fine settimane, o se modificarlo ancora. E non è escluso che il premier abbia già esercitato la propria suasion sulla delegazione di Iv, ricevuta ieri e di cui faceva parte la ministra Bellanova: «Nel governo c’è un orientamento positivo», dice il presidente di Iv Ettore Rosato. E dal Pd il segretario Nicola Zingaretti insiste per «una soluzione». Ma M5s nicchia: l’intervento, si legge in serata sul blog delle stelle, «i lavoratori stagionali e non l’insieme dei cittadini irregolari ». Dall’opposizione, invece, il segretario leghista Matteo Salvini minaccia manifestazioni in piazza: «Se ci sarà una sanatoria protesteremo dentro e fuori dal Parlamento».

I braccianti “invisibili”: “Pochi tre mesi”. Cgil: solo una foglia di fico

Nelle campagne di Gioia Tauro, i braccianti agricoli stranieri senza permesso di soggiorno, scaduto o in scadenza, non ci stanno a una proroga di 3 mesi. «Per noi non va bene, abbiamo bisogno di un permesso più lungo. Siamo qui per lavorare», dice il 22enne maliano Mohammed, uno dei 1.500 “invisibili” nella piana di Gioia Tauro, trasformati dal lockdown in disoccupati stanziali forzati. «I ghetti stanno esplodendo – denuncia Ruggero Marra, delegato Usb di Reggio Calabria – quelli senza permesso, e quindi lavoro, non possono muoversi». Una proroga è «un passo avanti ma di 3 mesi è una foglia di fico», lamenta Daniele Iacovelli, segretario della Flai-Cgil di Foggia. Il rischio è che «passati i tre mesi, molti braccianti si trovino scoperti a metà agosto quando nel Foggiano si raccolgono pomodori, peperoni, meloni. Così tornerebbero irregolari e le aziende non potrebbero più assumerli».

Da avvenire.it