Era figlia di questa terra Cleonice Tomassetti, unica donna nel gruppo dei 43 partigiani fucilati dai nazifascisti. A ricordarla, l’Archivio di Stato di Rieti durante la presentazione del libro “Classe IIIB. Cleonice Tomassetti. Vita e morte” scritto da Nino Chiodini.
Come ricorda il direttore dell’Archivio di Stato Roberto Lorenzetti «Cleonice era nata a Capradosso di Petrella Salto il 4 novembre del 1911 e venne massacrata nell’eccidio di Fondotoce il 20 giugno del 1944. Cleonice era una maestra e la sola donna in un gruppo di partigiani che furono fucilati dai nazifascisti».
Quella di Cleonice è stata una figura femminile importante nella lotta partigiana.
«Per questo abbiamo voluto ricordarla e celebrarla come si deve. Già nel centenario della sua nascita Capradosso l’ha ricordata con tutti gli onori. Ed oggi, a settant’anni dalla Liberazione dell’Italia, vogliamo ricordare la sua figura ed il suo impegno che le è costato la vita».
Dalla provincia di Rieti a Milano. Tanta strada per una donna a quei tempi.
«La sua fu una vita molto travagliata e, dopo aver lavorato come cameriera in ricche famiglie benestanti romane, prima e come commessa, cameriera in locande e pensioni e sarta si trasferisce a Milano con Mario Nobili, dove iniziano a frequentare un piccolo gruppo di antifascisti. Intanto Cleonice fa la maestra. Il compagno però viene stroncato dalla meningite e lei Cleonice rimane sola».
Poi però arriva la scelta di diventare staffetta partigiana.
«E l’impegno contro i nazifasciti. La sorte però vuole che, dopo pochi mesi Cleonice venne catturata dai tedeschi insieme ad altri compagni di lotta. Arrestati e sottoposti a violenze fisiche e psicologiche, anche su Cleonice che era incinta di quattro mesi, con finte impiccagioni, i prigionieri vengono trasferiti prima a Rovegro, poi a Verbania-Intra alle Scuole elementari femminili, proprio nella Classe IIIa B. Il 20 giugno alcuni di loro vengono prelevati e fatti sfilare lungo le vie delle cittadine».
Tra loro c’è anche Cleonice.
«I testimoni raccontano che fosse in prima fila a fianco del tenente Ezio Rizzato, sotto un cartello con la scritta: “Sono questi i Liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”. Il gruppo fu condotto sino alla periferia di Fondotoce e i prigionieri vennero fucilati tre alla volta e il sopravvissuto miracolosamente all’eccidio, Carlo Suzzi, racconterà che fu proprio lei a capire il destino che sarebbe toccato loro e disse ai compagni “Facciamo vedere che è meglio morire da italiani che da servi dei tedeschi”. Cleonice aveva 32 anni».
Come spiega l’autore del libro, Nino Chiodini, non è stato facile ricostruire la storia e la vita di questa giovane. «Perché gli unici documenti rimasti erano le fotografie dell’epoca e gli appunti contenuti nel diario del giudice Liguori che hanno però permesso di ricostruire la figura, la vita e le ultime ore di Cleonice Tomassetti anche attraverso testimonianze, notizie e documenti».
Quindi, anche grazie al Comune di Verbania che le ha intitolato le scuole elementari della frazione di Renco, la figura di questa giovane donna è stata riscoperta.
«Grazie al partigiano e scrittore Chiovini che ha ricostruito la figura e la storia di Cleonice nel suo libro. E il Comune di Petrella Salto, con i familiari di Cleonice, hanno partecipato per la prima volta, tre anni fa, il giorno della ricorrenza, alla 67ma commemorazione dei Martiri di Fondotoce depositando una targa in suo ricordo».
Ed oggi, anche Rieti e l’Archivio di Stato, vogliono ricordarla grazie al libro di Chiodini. «Cleonice Tomassetti era una bambina diligente a scuola, fu un’adolescente che subì le violenze del padre, fu sfruttata sul lavoro oltre che vittima di pregiudizi. La sua breve vita si conclude da partigiana davanti al plotone d’esecuzione. Quindi non vi è alcun dubbio sul suo coraggio che possiamo chiamare resistenza, per questo è un dovere ricordarla».
Foto di Massimo Renzi