Dal vescovo Vito l’invito a unirsi al «cantico nuovo che Maria ha vissuto in tutta la sua esistenza, trasformandola in un Magnificat, in una Eucaristia»: le parole rivolte da mons. Piccinonna alla comunità radunata, alla vigilia dell’Immacolata, nella chiesa di Colli sul Velino nel ricordare il grande dono di Dio che tutti ci ha scelti e predestinati, in virtù di quel Battesimo che la Vergine di Nazaret ha ricevuto in modo “speciale” sin dal suo concepimento nel grembo materno.
Ma un inno di grazie, in particolare, per il dono del sacerdozio di colui che, da quasi mezzo secolo, di quella comunità collana è pastore: don Luciano Candotti. Per il suo cinquantesimo di sacerdozio erano radunati in tanti, nella parrocchiale dedicata a santa Maria Maddalena che il prete friulano, trapiantato nella Chiesa reatina sin dai tempi del seminario, ha servito e amato nella maggior parte degli anni di ministero. All’altare, accanto a lui e al vescovo, una ventina di confratelli sacerdoti, del clero reatino e da altre diocesi, in particolare compagni di studi al Seminario regionale umbro di Assisi nel quale lui, come la maggior parte dei presbiteri della diocesi di Rieti, si è formato. In prima fila le autorità, cominciando dal sindaco di Colli sul Velino, Achille Nobili, e quello di Labro, Gastone Curini, alla guida dei due comuni che – assieme a un lembo di quello di Rieti, con le “enclavi” di Moggio e Piedimoggio – costituiscono il campo di azione pastorale di don Luciano.
Un sabato sera di grande festa, nel paese del Montepiano Reatino vicino al confine umbro, con suoni di banda e bandiere colorate che i giovani festaroli del paese non hanno voluto mancassero per questa sentita cerimonia, pur se in realtà il festeggiato desiderava semplicemente condividere una Messa di ringraziamento, celebrata nel giorno e nell’ora in cui, cinquant’anni prima, al suo paese natale in Friuli, riceveva l’ordinazione presbiterale, per le mani dell’allora vescovo di Rieti, mons. Dino Trabalzini, che – affiancato dall’ausiliare di Udine mons. Emilio Pizzoni – era salito volentieri a Preone, quel 7 dicembre del 1974, per presiedere la liturgia con la quale quel giovane faceva proprio l’Eccomi di Maria nella chiamata al sacerdozio.
I suoi cinque decenni di ministero don Candotti li ha trascorsi quasi tutti a Colli sul Velino, dove giunse, dopo un primo periodo in città (vice rettore in Seminario e vice parroco a Regina Pacis), meno di un anno dopo l’ordinazione, il primo settembre del ’75, assumendo la guida della parrocchia di Colli sul Velino e di quella di Moggio-Piedimoggio, parrocchie che sarebbero poi state formalmente unificate nell’86. Nel “curricolo” sacerdotale di don Luciano anche una breve collaborazione nella ternana Piediluco, il servizio per oltre quindici anni anche a Montisola alta e bassa, in comune e parrocchia di Contigliano, un triennio a Rivodutri e Piedicolle, fino ad assumere, alla morte di don Settimio Liberali, anche la guida dell’arcipretura di Labro. E poi gli altri incarichi, come vicario di zona, direttore dell’Archivio e Biblioteca diocesani, senza dimenticare i tanti anni dedicati a quella Radio Colli sul Velino nata in parrocchia e poi elevata al rango di emittente radiofonica diocesana, rimasta in piedi fino ai primi anni Duemila.
In questi cinquant’anni, la dedizione al ministero pastorale ha fatto in lui sempre il paio con una profonda passione storica e documentaria, con numerose pubblicazioni e ricerche, oltre al “pallino” per la sistemazione e ricostruzione, in più di un caso ripartendo praticamente da zero, di tanti luoghi di culto (solo per citare le due “avventure” più significative: l’eremo di Santa Maria a Moggio e la vecchia chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena a Colli). A raccontare queste esperienze e molte altre, quello che costituisce il 60° dei libri da lui pubblicati: “Ricordare per vivere” il titolo del volume dato alle stampe proprio come “Memoria di cinquant’anni di sacerdozio”: oltre 300 pagine, con un ricchissimo corredo fotografico che, a partire dai natali a Preone e dagli anni di seminario a Rieti e poi ad Assisi, ripercorre poi tutto il mezzo secolo di vita sacerdotale, dall’ordinazione in poi, testimoniando gli impegni svolti, i luoghi vissuti, la vita pastorale con le comunità parrocchiali servite, le inaugurazioni, le feste, i pellegrinaggi, le attività…
Tutto portato sull’altare, in questa vigilia dell’Immacolata in cui, accompagnato da confratelli e fedeli, don Candotti ha magnificato con Maria le opere grandi di Dio, che, come ha detto poi a fine liturgia, ha sempre sentito vicino e si è sforzato di servire in semplicità. E come ha detto anche mons. Piccinonna ricordando il giorno in cui aveva ricevuto il sacramento dell’Ordine attraverso l’imposizione delle mani: «Ricordati che il vescovo ha tolto le mani da sopra il tuo capo nel giorno dell’ordinazione, ma Dio le sue mani da sopra la tua vita non le toglierà mai».
Il suo grazie lo ha condiviso con chi si è unito alla festa, cominciando dai parrocchiani che a fine Messa gli hanno espresso, per bocca della signora Rosita, la loro partecipazione con un dono, e un altro dal sindaco del luogo, che ha espresso la gratitudine per aver fatto crescere, in tutti questi anni, la comunità collana. Anche dal sindaco di Labro, l’indomani, nell’Eucaristia celebrata nella collegiata di Santa Maria Maggiore a cinquant’anni dalla sua prima Messa, la consegna a don Luciano di una targa a riconoscimento della dedizione profonda al paese e alle persone.
Foto Ferranti (Terni)