«Alle elezioni del 1998, nelle quali fui riconfermato Sindaco al I turno con 18.948 voti, corrispondenti al 62,18%, non competevo contro Andrea Ferroni che fu, invece, avversario di Emili quattro anni dopo. Ebbi contro cinque candidati (Angelo Dionisi, Adalberto Festuccia, Claudio Matteo Mancini , Paolo Bigliocchi e Mauro Valeri) il che consentì al fronte della sinistra di affermare, propagandisticamente, che la sconfitta era figlia della divisione».
È quanto ricorda l’ex sindaco di Rieti Antonio Cicchetti in una nota attraverso cui sottolinea: «Non avevo pertanto motivo di premiare chi non si era battuto contro di me».
Prosegue Cicchetti: «Quanto ai titolari della rete commerciale tradizionale reatina è vero, che in gran parte, furono i miei primi sostenitori. E’ vero pure che hanno continuato ad esserlo in tutte le elezioni successive, comprese le regionali, perché consapevoli del fatto che non ho mai intrattenuto rapporti obliqui con i rappresentanti della grande distribuzione che già cominciavano a premere per aprire a Rieti. Ne è prova il fatto che l’Emmezeta si affrettò a pagare il condono edilizio versando, in unica soluzione, al Comune circa 800 milioni di lire».
«L’unico insediamento che dovetti avallare − fa sapere Cicchetti − fu quello di Viale Matteucci perché c’era una sentenza del TAR che la Giunta Comunale di Augusto Giovannelli non aveva impugnato davanti al Consiglio di Stato. Dopo sette anni di inerzia mi trovai di fronte ad un “giudicato” che era impossibile rimuovere o, alternativamente, all’ipotesi di un esproprio, sempre impugnabile, e del valore di 6 miliardi che il Comune non aveva . Imposi però ai proprietari di realizzare opere oltre il contributo economico dovuto per le opere di urbanizzazione e il valore dei fabbricati. Ottenni così un canale di scolo per le acque meteoriche perché alcune zone di Città Giardino andavano sott’acqua ad ogni pioggia e il rifacimento del giardino di Piazza dei Pini all’epoca decisamente degradato».
Conclude l’ex sindaco: «Tanto dovevo in omaggio alla verità. Il resto dell’articolo di Paris è libera interpretazione e rimane nel campo dell’opinabilità».
Effettivamente al barbudos Gianfranco Paris difetta un Po’ la memoria. Del resto a 75 anni suonati puo’ accadere e mica e’ un delitto no? Bisogna compatire e nonmprendersela piu’ di tanto e ragionare sul fatto che quando si e’ attaccati da gente come Paris che crede di essere Scalfari sulle rotelle la cosa migliore e’ ripetersi come Dante: non ti curar di loro ma guarda e passa!