Scomparse

Ciao Luigina, sorriso e cuore della parrocchia

Tra le prime vittime che il coronavirus ha mietuto nel focolaio creatosi nelle case di riposo del reatino c’è lei: Luigina, la storica sagrestana dei piani di Cantalice: Luigina Scardaoni da qualche anno si era ritirata dalle suore di Santa Lucia

Tra le prime vittime che il coronavirus ha mietuto nel focolaio creatosi nelle case di riposo del reatino c’è lei: Luigina, la storica sagrestana dei piani di Cantalice. Da qualche anno si era ritirata lì Lugina Scardaoni, dalle suore di Santa Lucia. E lì, nel settembre scorso, aveva festeggiato l’invidiabile traguardo delle novanta primavere. Gli acciacchi non mancavano, ma la sua tempra l’aveva sempre aiutata a superarli. A sconfiggerla, stavolta, questa terribile, inaspettata epidemia.

E così nelle prime ore di mercoledì se ne è andata. Salutata dalla preghiera delle suore e delle altre anziane ospiti dell’istituto e da quella dei pochi familiari che si sono radunati al momento della sepoltura al cimitero reatino, partecipando alla benedizione sul loculo impartita dal cappellano don Casimiro. Anche lui, informato di chi si trattasse, la ricordava bene: e quale sacerdote che, per qualche motivo, sia passato alla cappella di San Giuseppe, a sostituire don Gottardo o invitato per qualche festa o iniziativa, non la ricorda?

Quella cappella nel prefabbricato realizzato da monsignor Gottardo Patacchiola al Bivio di Poggio Bustone – adesso trasferita nell’attiguo centro pastorale targato Caritas – è stato per anni il suo “regno”: aula liturgica, altare, sagrestia, paramenti, vasi sacri, libri rituali e suppellettili: tutto in ordine, tutto perfettamente pulito, stirato e tirato a lucido quando c’era lei. Per la festa di San Giuseppe, a marzo, se a frittellate e intrattenimenti pensava il comitato, il lavoro di pulizia e preparazione liturgica ricadeva tutto su di lei. «Zia, ma fatti aiutare da qualcuno!», e lei: «Eh, qua a chiacchierà so’ tutti ‘bboni, quando se tratta de faticà non vedi più nessuno…Ma finché il Signore mi dà le forze vado avanti!».

Le forze, quelle fisiche, negli ultimi tempi erano via via scemate. Ma la mente lucida e l’enorme forza empatica no. Lì a Santa Lucia – dove ti riempiva di affetto quando ci si capitava – aveva garantita la preghiera e la partecipazione quotidiana alla Messa, ciò che le era più caro. Il Signore l’ha servito, negli ultimi tempi, con tante preghiere e con l’offerta delle sofferenze sopportate senza troppi lamenti, dopo che l’aveva servito nel culto e nella dedizione alla comunità, provvedendo non solo a mantenere pulita e ordinata la cappella del Bivio ma anche a realizzare tante cosine preziose, fra orli di tovaglie, ricami ai paramenti sacri, cuscini e quant’altro impreziosisce la ricca “collezione liturgica” di don Gottardo, sicuramente più unica che rara in zona e questo grazie anche alle sue mani d’oro.

Data l’emergenza coronavirus, per lei solo una preghiera e una Messa privata celebrata da don Gottardo alla cappella della Casa Buon Pastore, aspettando di poter celebrare, appena sarà possibile, una liturgia esequiale “ritardata”, come per i tanti altri defunti di questo periodo assurdo. Ma alla liturgia del cielo sicuramente gli angeli l’avranno accolta in festa e il Signore da lei tanto amato e servito avrà già pronta la corona promessa ai suoi servi fedeli.