Il Samaritano

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La vicenda di Alassar, fuggito da Gaza, e il ricongiungimento con la moglie e i figli grazie all’accoglienza della comunità reatina

A volte le vicende della grande storia passano attraverso le piccole storie personali. L’incontro ravvicinato con chi è costretto a lasciare il proprio Paese aiuta a comprendere le vicende umane in una luce più complessa di quella che trapela dalle radicalizzazioni dei social e dei media. È quanto accaduto a Rieti con l’arrivo della famiglia di Alassar Abdalrahman, giovane palestinese fuggito da Gaza un anno fa attraverso un corridoio umanitario.

Alassar, insegnante nato in Palestina nel 1997, era giunto in Italia nel febbraio 2024 a bordo della nave “Vulcano” della Marina Militare, nell’ambito di un programma promosso dal Ministero degli Esteri. Una volta arrivato in Italia è stato accolto sul territorio dal progetto Sai del Comune di Rieti, affidato a Il Samaritano odv. Aveva lasciato a Gaza la moglie incinta e un figlio piccolo, vivendo per mesi nell’angoscia di sapere la famiglia sotto le bombe. Non aveva mai potuto vedere la secondogenita, nata dopo la sua partenza.

Nei mesi trascorsi a Rieti Alassar ha cercato di inserirsi con lavori saltuari, partecipando a un percorso di supporto psicologico e legale, ma la sua vita è rimasta sospesa nell’attesa. Ad agosto scorso, di fronte all’aggravarsi del conflitto, ha avviato con l’aiuto di Caritas e Il Samaritano la richiesta di ricongiungimento familiare. Dopo un iter complesso, con pratiche seguite dalla Prefettura e dal Consolato italiano a Gerusalemme, finalmente la moglie e i due figli hanno ottenuto il visto di ingresso.

Il viaggio non è stato semplice. Dalla striscia di Gaza la donna è passata in Cisgiordania, perdendo per alcuni giorni i contatti con il marito a causa delle interruzioni di rete. Poi, provata dalla fatica, è stata ricoverata in ospedale in Giordania, prima di poter raggiungere l’Italia con un volo militare atterrato a Roma nella tarda serata del 1° ottobre.

Il mattino seguente, a Rieti, la famiglia si è finalmente riunita. Ad accoglierli sono stati gli operatori di Caritas e Il Samaritano nella sede dell’organizzazione di volontariato. Pronta ad accoglierli, la casa di accoglienza “Casa Betania”, dietro la Cattedrale. Molti cittadini nei mesi scorsi avevano partecipato a raccolte e iniziative di sostegno. Nelle prime ore italiane della loro nuova vita, la famiglia ha anche incontrato il vescovo Vito.

Ora l’obiettivo è l’inserimento in un progetto Sai per famiglie, che permetta di avviare un percorso stabile di vita e integrazione. La storia di Alassar, così segnata dal dolore ma aperta a una nuova possibilità, ricorda che dietro le statistiche e i conflitti ci sono volti e legami, speranze e fragilità.

In una terra come la Valle Santa, dove si coltiva l’idea di un’“Officina di Pace”, anche questo ricongiungimento familiare diventa un segno concreto: un frammento di pace costruito con pazienza, che mostra come la solidarietà di una comunità possa restituire speranza persino a chi ha conosciuto la paura e la lontananza.