A Casette l’addio a padre Roberto Taschini, parroco instancabile in paese per 45 anni

Gli ultimi mesi di esistenza terrena li aveva trascorsi a Roma, all’infermeria provinciale dei Cappuccini a Centocelle. Ma gran parte della sua vita religiosa e sacerdotale fra Roberto, al secolo Duilio Taschini, nativo del viterbese, l’ha passata a Rieti. E per lunghissimi anni facendo la spola tra il convento di San Mauro, sul colle che domina la città fuori Porta d’Arce, e la frazione di Casette, che l’ha avuto come parroco per 45 anni. Non poteva allora essere che Casette ad accogliere l’ultimo saluto al francescano che tanto aveva amato e servito la piccola ma fiorente comunità cristiana. Tutto il paese, assieme a tanti altri fedeli giunti dalla città e dintorni, si è così ritrovato nella chiesa di Ognissanti, quella che portava anche fisicamente tante tracce della sua presenza e del suo ministero, per la liturgia esequiale, concelebrata da due vescovi e diversi presbiteri. A presiedere l’eucaristia monsignor Lorenzo Chiarinelli, mentre il vescovo diocesano monsignor Delio Lucarelli ha presieduto alla fine il rito dell’ultima raccomandazione e commiato. A rappresentare la provincia romana dei Frati Minori Cappuccini il vicario provinciale padre Antonio (che ha rivolto le parole di ringraziamento al termine della Messa funebre), assieme al guardiano dell’infermeria romana dove padre Roberto si è spento e ad altri confratelli (tra cui un frate suo compaesano). Presenti poi sacerdoti del clero reatino, in testa il vicario generale, e naturalmente i preti che negli ultimi anni hanno servito la parrocchia di Casette: don Zdenek, don Franco, don Francesco e don Nicola, quest’ultimo al momento alla guida della comunità di Ognissanti, che ha poi preso la parola per esprimere il pensiero di gratitudine da parte della parrocchia che nell’estate scorsa aveva voluto festeggiare il 60° di sacerdozio con padre Roberto che tanto amava Casette da voler essere sepolto nel locale cimitero, volontà che è stata rispettata. Don Nicola ha così ricordato il lavoro intenso del defunto sacerdote nel sistemare la chiesa, nella realizzazione del pavimento, nei lavori di sbancamento della roccia circostante che spesso lo vedevano a lavorare di persona in tuta e piccone. E poi la sistemazione della sottostante casa parrocchiale e della strada (che da semplice mulattiera divenne grazie a lui strada sterrata percorribile in auto) che dal paese conduce al santuario della Madonna dei Balzi.

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