Ricostruzione

Casa Futuro verso l’approvazione del progetto

Annunciata per la prima volta il 7 gennaio 2017 ad Amatrice, la più impegnativa opera di ricostruzione privata nel cratere del sisma 2016 si avvia alla conclusione delle fasi preliminari. L’apertura del cantiere è prevista entro la fine dell’estate

Si è svolto nella mattina del 7 maggio, nella sede di Amatrice, un importante incontro per la ricostruzione post terremoto. L’appuntamento, convocato dall’Ufficio Speciale Ricostruzione, ha visto la sostanziale conclusione del tavolo di coordinamento avviato lo scorso febbraio per portare a compimento il pluriennale lavoro di progettazione di Casa Futuro, il progetto che la Diocesi di Rieti e l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia intendono realizzare nell’area del complesso “Don Minozzi”.

Erano invitati all’incontro il vescovo di Rieti, Domenico Pompili; il Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma, Giovanni Legnini; don Savino D’Amelio, superiore dell’Opera per il Mezzogiorno d’Italia, proprietaria dell’area; l’Assessore regionale per le Politiche della Ricostruzione, Claudio Di Berardino, l’architetto Stefano Boeri, autore dei progetti di Casa Futuro; l’Amministrazione comunale di Amatrice, rappresentata da Massimo Bufacchi; la Direzione Regionale per le Politiche Abitative e la Pianificazione Territoriale; la Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti; l’Azienda Sanitaria Locale di Rieti.

Casa Futuro è uno dei progetti di ricostruzione privata più impegnativi tra quelli resi necessari dal terremoto del 24 agosto 2016. Saranno edificati 18.000 metri quadrati su un’area di cinque ettari di terreno, per un importo complessivo superiore ai 30 milioni di euro. Conclusa la fase progettuale, il cronoprogramma prevede l’avvio dell’iter di approvazione dei progetti da parte degli enti che debbono esprimere un parere. Un percorso per il quale si prevede circa un mese di lavoro, al termine del quale dovrebbe essere approvato il decreto di contributo con il parallelo affidamento dei lavori all’impresa. Subito dopo si procederà all’apertura del cantiere.

«Casa Futuro è la prova tangibile che Amatrice sta provando a rinascere senza lasciarsi fiaccare dalla sfiducia. Grazie a un ripensamento moderno e sostenibile dell’intera area, che offrirà proposte per i giovani, opportunità per la filiera dell’agroalimentare, accoglienza per gli anziani, ospitalità per i servizi amministrativi del Comune. Giunge così a compimento un percorso “carsico” che ha impegnato per almeno tre anni tante persone, a vario titolo, tutte coordinate dall’ufficio diocesano per il Sisma. Ringrazio il Commissario Legnini, l’USR, la Soprintendenza, il Comune di Amatrice e ovviamente lo Studio Boeri per aver condiviso l’opzione che col tempo si rivelerà per quello che è: lo snodo decisivo per rimettere in cammino la comunità dell’Altopiano amatriciano», dichiara il vescovo Domenico.

«Oggi abbiamo presentato una prima idea per la rigenerazione e la ricostruzione del “Don Minozzi”, un edificio storico di grande importanza per Amatrice e per tutto il territorio colpito dal sisma del 2016. Il complesso del “Don Minozzi”, che fin dalla sua nascita nel 1920 è stato un luogo di trasmissione del sapere e di ospitalità, rinasce oggi come una Casa Futuro su ispirazione della Laudato si’ del Pontefice», spiega l’architetto Stefano Boeri, autore del progetto. «L’impianto della nuova Casa Futuro parte dalla costruzione di quattro corti pubbliche e aperte. Una prima corte – quella Civica – dedicata ai beni comuni, alla città e al patrimonio artistico; una seconda – quella del Silenzio – dedicata alla Memoria; una terza – dell’Accoglienza – in cui lavoreranno i giovani, e una quarta – la Corte dei Mestieri – dedicata alla creatività e alle arti applicate. Grazie al dialogo serrato con il vescovo Domenico Pompili e la Curia di Rieti, abbiamo cercato di orientare la nostra architettura secondo i principi della Laudato si’; un testo che promuove l’idea di un’Ecologia integrale rivolta alla biodiversità delle culture – oltre che delle specie viventi – e ci richiama alla nostra responsabilità di costruttori di luoghi e paesaggi sociali di accoglienza e di integrazione».